I Klogr, gruppo che mi giunge nuovo è un convincente act che si divide tra CARPI e SAN DIEGO negli USA, e devo dire che la loro vena internazionale si percepisce dal primissimo ascolto del loro ultimo album Till You Turn che succede di poco il loro album d'esordio Till You Decay che non ho avuto modo di ascoltare. La band è composta dal cantante/chitarrista Gabriele Rustichelli ed altri 3 elementi, il classico quartetto rock di tutto tondo che sprigiona con le sue note un energico rock metal alternative che mi ha fatto da subito balzare sull'attenti con il suo incedere trascinante e graffiante allo stesso tempo, con sfumature varie che i Klogr dosano sapientemente senza per questo sfigurare in nessun modo.Si tratta di una band davvero sanguigna e particolare perché pur non inventando niente di nuovo fa la sua bella figura con l'uso della sola vena creativa che ha nei suoi retaggi in cui dei brani diventano piccole storie, ritratti istantanei di spaccati di vita che abbracciano l'ascoltatore e che coinvolgono all'unisono. Preambolo sulla pronuncia del moniker della band, infatti si legge 'Kay - Log - Are', che altro non è che la formula di una teoria di psicologia di Weber-Fechner, una relazione psicofisica fondamentale che si dimostra abbastanza azzeccata e devo dire anche originale come definizione di una rock band... Comunque tornando alla musica i 4 sanno cosa fare, colpiscono in pieno il fulcro della questione, nel senso che con il loro potente rock alternative di matrice americana abbracciano sfumature di metal e acide dissertazioni nel grunge con sporadici accenni nel heavy con stille gotiche e visioni apocalittiche (Voice of Cowardice). Il nuovo ep contiene quattro nuove tracce e tre versioni live di brani contenuti nel primo full length che non è altro che un apripista per il prossimo album già in cantiere e previsto per il 2014: i tre vecchi pezzi sono "Silk and Thorns", "Bleeding" e "Green Star", davvero belli e trascinanti anche in versione dal vivo, ed anzi si capisce la scarica di adrenalina che i 4 ragazzi riescono a trasmettere sul pubblico, anzi penso che in effetti i brani del vecchio cd siano molto potenti e forse più diretti dei 4 nuovi presenti nel cd, ma questa è solo un'impressione. Parlando di ciò si comprende da subito che i musicisti si stanno evolvendo e cercando di focalizzare il proprio stile che è capace di cambiare pelle a seconda del feeling del pezzo, ma senza snaturare lo stampo della band che ormai sembra bene definito, colpisce la voce dal vivo che senza effetti sa essere aggressiva e intrigante e che con gli effetti su disco diventa davvero fenomenale e camaleontica. Per esempio su "Bleeding" ci stanno addirittura delle tonalità più alte e il risultato è più che dignitoso, dove ci si rende conto della versatilità di questi musicisti, con una sezione ritmica che passa dall'assoluto muro sonoro invalicabile al mood schizofrenico senza grosse difficoltà anche nei momenti più spichedelici e acidi che hanno punti di contatto con il grunge e con certe cose che mi ricordano alcune lontane reminiscenze di gruppi che ormai non si sentono più come i Pist On, Prong e vecchi Stone Temple Pilots (spero che non me ne vogliano, ma la sensazione per me è la medesima, dato che ero un giovanotto quando apprezzavo quei dischi così diversi e pieni di idee ed atmosfere non proprio convenzionali per quei tempi...). La stessa opener "King of Unknown" si segnala da subito un bel trampolino di lancio dove oltre alla voce del singer spicca l'assoluta precisione della sezione ritmica esaltata da una registrazione e missaggio impeccabile effettuata da Logan Mader (ex Machine Head, quando il gruppo tirava di brutto/nda). Il sound è mostruosamente 'alternative' ma resta pesante e fosco dal retrogusto ancorato all'underground (un pregio per me ) senza troppe divagazioni commerciali pur staccandosi dalla massa delle indie rock band con un suo certo spessore e la ricerca di una personalità più professionale che si evince dai pezzi del cd, tutti ben calibrati e dal sound incisivo e introspettivo in cui spesso fanno capolino la ritmica e le chitarre in vortici decisamente psicotici e umorali. Un uso discreto delle distorsioni, delle chitarre pulite e un batteria decisamente rock si amalgamano molto bene e si potrebbe essere tratti in inganno perché potrebbero sembrare anche non Italiani. Le mie preferite sono "Vultures Feast", espressione alternative rock quasi sospesa tra un sound moderno e di acido addizionato, e la bellissima "Voice of Cowardice" con un groove davvero notevole e una dilatazione quasi technical e post rock, ma anche l'intrigante e espressiva "Guinea of Pigs" offre un momento di pura esaltazione, traccia abrasiva anche per i contenuti di condanna (ebbene si, i 4 hanno a cuore le sorti del nostro bistrattato pianeta), bravi! Gruppo da tenere sotto controllo, molto particolare invece che 'normoidale”, i Klogr rischiano di fare il botto se seguono questa linea specie dal vivo essendo appetibili a molti ascoltatori, anche di gusti differenti... Da segnalare le collaborazioni: il bassista dei Lacuna Coil, la band modenese dei Timecut, il batterista Paolo Valli, e l’ex-chitarrista dei Machine Head come dicevo sopra.L'artwork ricalca grandi linee quello del cd d'esordio così come l'assonanza del titolo. Questo EP è un buon proseguo, ma aspetto il prossimo album dei Klogr per capire se ci saranno anche margini di miglioramento ulteriori. 75/100
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Gabriele Rustichelli: Voce, chitarra Anno: 2013 |