Più di cinquanta mesi dopo ed una serie di avvicendamenti nella line-up (vero ed unico tallone d'achille per l'omogeneità del progetto, a mio parere) e forti di un nuovo e robusto contratto con la Scarlet Records gli Ecnephias ci riprovano con Inferno, che presenta nella proposta del quartetto di Potenza una sostanziale novità. Infatti, se anche l'ultimo e bellissimo Ways of Descention continuava sulla lugubre scia dei suoi predecessori, le dieci nuove canzoni qui proposte donano un bagliore di luce all'ascoltare, decisamente inedito per chi segue il combo dagli esordi. Infatti, oggi più che mai, la musica di Mancan è soci presenta atmosfere più dark/gothiche con ritornelli decisamente marcati e riusciti, uno smussamento degli angoli versi lidi più melodici - che però ci tengo a precisare da subito - non svilisce la natura violenta è malsana della musica qui offerta.
Decisamente indicative in tal senso, su tutte, sono tre canzoni: la prima è "A Satana", che giunge dopo una bella introduzione fatta solo di pianoforte. Un brano ben confezionato, che dimostra la verve esecutiva della nuova formazione è che sfocia in un ritornello antemico cantato in italiano, che può riecheggiare anche i migliori Paradise Lost (ma le strofe sono sempre sciorinate da un funereo growl). L'altra è "Fiercer than any fear", dove è incisivo il tappeto di tastiere di Sicarius (che spesso nell'album pare essere in primo piano rispetto alle chitarre), e per concludere il trittico arriva alla vera gemma dell'album: "In my Black Curch". Le atmofere rarefatte, lo spoken word iniziale, una varia partitura di chitarra e la grande cura dell'arrangiamento che sfocia in un bellissimo e sentitissimo ritornello lo rende nell'insieme una mosca bianca nel repertorio degli Ecnephias.
Ma all'interno dell'album ci sono altri episodi interessanti e che meritano di essere menzionati: "Buried in the dark abyss" si introduce quasi come un canto gregoriano per poi progredire con più violenza e concretezza, con ancora una volta le sei corde a costruire arcobaleni melodici interessanti; "Secret Ways" invece, dal testo che è l'ennessimo attacco ad un certo modo di interpretare la religione, è una cavalcata heavy abbastanza classica ma ben confezionata, che spiazza piacevolmente anche per le ottime doti canore di Mancan nel controcanto pulito. Il lavoro è chiuso da quello che è in realtà una bonus track, tale "Chiesa Nera", che non è altro che una versione cantata completamente in italiano di "In my Black Church".
Evidanziato come il lavoro vocale, di chitarra e delle tastiere sia davvero ottimo lungo tutto il full lenght, lo stesso purtroppo non si può dire per la sezione ritmica, che talvolta appare solo come un accompagnamento scolastico al pattern melodico dei pezzi, ma che riesce in qualche occasione - specie nei pezzi più "duri" - a farsi sentire col giusto piglio. Poco da dire invece sull'ottima produzione e per la generale cura dei dettagli, anch'essa da sempre punto forte delle produzione targate Ecnephias.
In definitiva, Inferno è un disco che può lasciare interdetti al primo ascolto, ma ricco di sonorità ben tessute che si possono solo percepire perseverando ed esperimento melodico interessante a prescindere dal passato del gruppo, che si rigenera e si rinnova senza cedere mai il fianco attraverso un approccio alla musica dura più easy listening, ma ugualmente ricca di significato compositivo ed esecutivo. E' forse questo "ammorbidimento" può concedere (speriamo almeno) agli Ecnephias il dovuto riconoscimento da parte del pubblico, dopo che da anni strega la critica specializzate e non, me compreso.
80/100
Mancan: Voce, chitarra e basso
Nikko: Chitarre
Demil: Batteria
Sicarius: Tastiere e pianoforte
Anno: 2011
Label: Scarlet Records
Genere: Gothic/Heavy Metal
Tracklist:
01. Naasseni (intro)
02. A Satana
03. A stealthy hand of an occult ghost
04. Buried in the dark abyss
05. Fiercer than any fear
06. Voices of dead souls
07. Secret Ways
08. In my Black Church
09. Lamia
10. Chiesa Nera (bonus track)