Cosa ci si può aspettare da Marc Ribot, musicista feticcio del grande John Zorn e sempre partecipe dei "folli" progetti sperimentali dell'Electric Masada?
Un lavoro molto complesso che mette in luce un Ribot jazzista, ma anche un Ribot che apprezza decisamente la sperimentazione delle sonorità Heavy-Jazz e Rock. Spiritual Unity viene presentato dagli stessi musicisti che vi prendono parte, come un progetto volto a ricreare il percorso collettivo musicale intrapreso da Albert Ayler, grande innovatore nell'ambito jazz per l'importanza che diede alla libertà di intrepretazione e improvvisazione musicale. Questa libertà permetteva al musicista di ricavare dal proprio strumento sonorità più vive ed autentiche. Tutto ciò è stato possibile grazie alla preziosissima partecipazione di Henry Grimes, un dinosauro del Jazz, apprezzatissimo contrabbassista degli anni d'oro e custode di quello che Ayler intendeva per free-jazz. Piccola nota curiosa su questo musicista: nel 1968 sparì letteralmente dalla circolazione e fu dato come morto, fino a che nel 2002 un operatore sociale appassionato di jazz lo riconobbe, da allora ricominciò un'intensa attività che era stata completamente interrotta da oltre trent'anni. Spiritual Unity per un ascoltatore poco avvezzo al free-jazz, risulterà piuttosto duro da esplorare, a causa della sua complessità ed irregolarità; nei cinque brani infatti si avverte nettamente la quasi integrale assenza di un canovaccio. In Invocation, da un'inizio piuttosto cupo dettato dal contrabbasso di Henry Grimes si ricrea perfettamente quell'atmosfera di raccoglimento mistico sfociante poi, anche nei successivi brani, in un continuo e frenetico rincorrersi tra tromba e contrabbasso. Il suono elettrico della chitarra di Ribot, nell'occasione, non appare mai invadente, nè eccessivo. Un ascolto superficiale potrebbe indurre chiunque a concludere che la chitarra del musicista americano sia del tutta isolata dall'intera trama, in realtà egli completa il panorama sonoro arricchendolo e impreziosendolo di brevi momenti di virtuosismo che ricordano moltissimo il sound di John Scofield. Truth is marching in si sofferma su un registro piano, in una sorta di marcia in cui il suono sofferto della tromba di Roy Campbell e il soffuso ritmo fornito dai piatti di Chad Taylor crescono d'intensità per raccordarsi con Ribot e dare vita ad un vero e proprio baccanale di trame sonore, seguito dal ritmo pungente del contrabbasso di Grimes. Saints e Bells rappresentano l'apice di questo cammino interiore musicale. L'aria che si respira è di un'eterea, benefica sensazione di piacere per la mente, culminante in un unisono energico, quasi bestiale, guidato dalla tromba di Campbell che per molti versi si avvicina al primo Miles Davis. Il risultato è quello di un vero e proprio processo di ascesi musicale, di cammino verso la catarsi sonora. Un percorso che richiede necessariamente il raccoglimento interiore di tutti i partecipanti, per potersi concentrare sull'essenza stessa dell'improvvisazione. Ciascuno cammina parallelamente all'altro, incrociandosi più volte, ma la trama sonora non è affatto prestabilita. Diviene limpida e presente mano a mano che il filo si dipana. E' fondamentale però che tutti i soggetti siano in perfetta empatia, in un'unità spirituale per l'appunto. Spiritual Unity è una vera e propria "liturgia musicale" in cui i musicisti si raccolgono quasi religiosamente per trarre fuori da essi stessi ciò che vi è di più autentico. 85/100
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Marc Ribot: Chitarra Anno: 2005 |