Va letto insomma entro un percorso tutto suo, quello della ricerca di un punto di accordo tra canoni più propriamente classici e il moderno.
Si può dire che il lavoro fondamentalmente si stende su di una struttura basata sull'impiego di giri o loop, mentre parallelamente la sordina di Davis improvvisa, dando vita ad un acceso botta e risposta con il basso elettrico. L'omonimo brano Tutu possiede un ritmo particolarmente coinvolgente e affascinante ove il basso sostiene l'ossatura della sezione ritmica, supportato dall'energico colpo dei pad elettronici della batteria, ed il suono della tromba si contorce su se stesso. Tomaas invece è un pezzo che seguendo un riff cantilenante, da spazio al suono di due trombe distinte che sembrano quasi ronzare in un acceso battibecco senza dimenticare un privilegiato uso del basso con parti slappate.
Portia ha un andamento piuttosto piano e malinconico, ove a prescindere dal suono del sintetizzatore che rende bene l'atmosfera, si ha davanti un pezzo più propriamente Jazz ove Davis costruisce una fitta trama molto complessa di armoniche che seguono il ritmo insistente del basso. Splatch e Backyard Ritual acquistano un gusto particolarmente funky e più , per così dire, sbarazzino, condito dall'accompagnamento del sax in cui si possono ritrovare (soprattutto per la prima) movenze molto simili per rendere l'idea, a quelle dei lavori di John Zorn ed Electric Masada.
In Perfect Way, Davis adotta l'utilizzo di un refrain tipicamente vicino alla discomusic per intedterci (suoni sintetizzati e loop di batteria elettronici) duettando con il sax e dando un piglio molto allegro e travolgente.
Don't Lose Your Mind sembra avvicinarsi molto ad un pezzo alla Human Nature di Michael Jackson, ma se si separano con attenzione la parte ritmica di batteria e tastiere, con quella del basso e tromba risalta chiaramente come in realtà ci sia un vero e proprio incontro tra un' armonia Jazz ed un'altra di matrice moderna.
L'album si chiude con Full Nelson, brano a metà strada tra rock, funky e dance ove martellanti sono i riff della chitarra elettrica e del potente slap del basso di Miller.
Tutu è un album controverso che effettivamente può non piacere, a causa di quei prepotenti elementi anni '80 che in esso si fondono, anzi, per gli amanti del Miles Davis jazzista nel più classico dei sensi, appare
come una caduta verso il "commerciale".
In realtà non è così, ascoltandolo più volte appare maggiormente chiaro come Miles Davis sia un genio proprio per la sua inesauribile capacità di confrontarsi con il nuovo, di poter dimostrare che la musica non muore con l'elettronica, ma anzi che da essa in una certa maniera può trarne giovamento senza alienarsi.
Non a caso, tutta la Fusion successiva sarà praticamente debitrice del suo lavoro e del suo genio.
70/100
Miles Davis: Tromba
Marcus Miller: Basso
George Duke: Tastiere
Anno: 1986
Label: Warner Bros.
Genere: Jazz
Tracklist:
01. Tutu
02. Tomaas
03. Portia
04. Splatch
05. Backyard Ritual
06. Perfect Way
07. Don't Lose Your Mind
08. Full Nelson