Al pari di artisti del calibro di Howard Riley e Stan Tracey, il pianista Inglese Gordon Beck ha patito l'ingiusta condizione di musicista oscurato.
Oltre ad aver lavorato con la carismatica figura del chitarrista Inglese Allan Holdsworth in With A Heart In My Song (1988), il suo terzo e quarto lavoro solista, rispettivamente Experiments With Pops (1968) e Gyroscope (1969), vantano la presenza di due tra le maggiori figure del jazz moderno. Parliamo del grande chitarrista John McLaughlin e del batterista Tony Oxley. Nonostante queste invidiabili collaborazioni nel carniere ed una discografia piuttosto estesa, davvero pochi conoscono l'ottima produzione di Beck. A tal proposito risulta utilissima alla causa la rimasterizzazione di entrambi gli ultimi due titoli citati da parte della piccola ma encomiabile label Art of Life Records. Experiments With Pops, costituiva una avventurosa incursione nelle hit pop dell'epoca, suonate per l'occasione in maniera più spericolata di quanto fosse nelle intenzioni degli autori originali, basterà prestare orecchio, per cogliere questo aspetto, alla irriconoscibile versione di Good Vibrations. Gyroscope, presenta la stessa lineup con Tony Oxley e Jeff Clyne impegnato al basso, quest'ultimo equiparabile al grande Ron Carter per le sue innumerevoli collaborazioni in veste di guest, ma con la defezione di McLaughlin. Il risultato sono sei composizioni che configurano l'album come più rigido e composto del suo immediato predecessore. Cinque dei pezzi sono stati scritti dallo stesso Gordon Beck ad essi si assomma una composizione elaborata di concerto dai tre musicisti. L'ambientazione dell'intero Gyroscope fluttua tra una matrice jazz che alla fine degli anni sessanta poteva definirsi, senza timore di smentita, come di assoluta avanguardia e brandelli sonori che ci conducono nei territori articolati della musica contemporanea. A qualificare ulteriormente il lavoro interviene l'abilità dei tre musicisti, sopraffini interpreti dei loro strumenti ed il notevole grado esecutivo vistosamente superiore alla media. Gordon Beck inoltre appare capace di amalgamare sapientemente gli insegnamenti di McCoy Tyner e Bill Evans con quelli di Paul Bley e Cecil Taylor, la sua scioltezza tecnica appare sempre in primo piano. Ecco perchè non deve stupire il fatto che questo artista, tutto da scoprire, poco dopo la realizzazione delle seguenti registrazioni sia entrato a far parte organicamente della mirabile European Rhythm Machine di Phil Woods. |
Gordon Beck: Piano Anno: 1969/2006 |