Dalla non lontana Polonia arrivano i thrashers Saratan da poco accasati alla nostrana etichetta My Kingdom Music.
Attivi dal 2003 e con alle spalle un demo nel 2005 dal titolo Infected With Life, dopo aver superato le difficoltà dovute alla tragica morte di un loro membro originario in un incidente stradale, si rialzano, e compongono nel 2007 un full lenght album dal titolo The Cult Of Vermin, disco essenzialmente composto da brani con chiare influenze thrash metal, a volte miscelato con ambientazioni doomish, che viene stampato e messo sul mercato nel 2008. Tra le info sulla band che riceviamo, leggo anche di alcune influenze etniche arabiche e persiane, ma di quest’ultime non ho trovato alcuna traccia. Le prime caratteristiche che vengono fuori dopo l’ascolto, sono sicuramente la tipologia del sound, scarno, ruvido e freddo, distante anni luce dalle ultime produzioni che siamo abituati ad ascoltare ultimamente, ma questa è una caratteristica cercata e voluta dai polacchi, il tutto per incattivire e dare una sensazione graffiante alle proprie sonorità. Nonostante tra le loro influenze la band citi gruppi come Testament e Nevermore, quelle a cui possiamo accostare maggiormente questo The Cult Of Vermin sono certamente quelle tanto care a band come Kreator o quei gruppi tedeschi che tanto successo ebbero tra gli anni 80 e 90, senza dimenticarci del riffing che richiama alla grande quello dei primi Slayer. In pratica, basterebbe l’ascolto delle prime due tracce per poter fare subito un’immediata inquadratura dei Saratan, infatti sia in “Future Is Grim” che nella successiva “Path Of Mistakes” vengono fuori quelle caratteristiche che saranno poi le stesse durante tutta la durata del disco, (tranne le due tracce strumentali presenti) essenzialmente tutti mid tempo, in cui la voce rauca di Jarek Niemiec cerca di trovare delle soluzioni sempre molto lontane da tutto quello che può essere considerata melodia, appiattendo spesso il risultato finale, mentre il riffing ossessivo di chitarra non sempre si districa positivamente tra i mid tempo che rischiano dopo la quinta o sesta traccia di farci espellere il dischetto dal lettore. Non a caso i miglori episodi dell’album sono proprio la quasi gotica “Illness We Preach” e la successiva e più variegata “Serve The Death”. Un disco nella norma, che non decolla e che non potrebbe mai farlo visto la scarsa personalità dei Polacchi sempre inclini a sfruttare delle soluzioni più semplici a discapito di altre che magari avrebbero fatto differenziare il loro album dalla categoria degli album ‘appena sufficienti’. Siamo appena al debut album, quindi aspettiamo il secondo lavoro in studio per trarre le prime conclusioni, certo è che se i Saratan vogliono arrivare ad essere accostati alle altre band polacche come Vader e Behemoth, di strada ne hanno davvero tanta da fare. 60/100
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Jarek Niemiec: Voce, basso Anno: 2008 |