“Teschio del Mondo” è il concretizzarsi di un vecchio progetto della band (allora, era il 1974, si faceva chiamare Stratus), un album che ovviamente risente dell’impostazione di rock sinfonico allora in voga ma che risulta terribilmente attuale quanto a tematiche affrontate: l’ambiente e l’importanza di preservarlo che ognuno deve portare nel proprio cuore.
Il disco presenta 8 tracce variegate, intrise di costruzioni progressive, talvolta espresso a livello embrionale secondo le caratteristiche sonorità che hanno caratterizzato la transizione del rock italiano alla fine degli anni ’60, ma con una potenza sonora derivata dalle esperienza degli anni ‘70/’80 e dall’uso degli strumenti e tecnologie moderne. Si parte con “Anima”, un interessante mix di tastiere genesisiane e venature anni Sessanta alla Dik Dik e compagnia bella, compresi echi alla “Parsifal” dei Pooh. Molto piacevole l’organo che fa da colonna portante a tutta la struttura sonora, con l’unica pecca di una voce un po’ flebile che ricorda le inconfondibili eteree atmosfere pacate delle Orme. Viene poi “Bestia”, traccia solida e ben suonata dove i coretti anni Sessanta, che dialogano con un organo ecclesiastico, sono sporcati da batteria e basso e sorprendenti inserti hard rock alla “Made in Japan”. Un brano tirato che sorregge pienamente le tematiche che affronta sul disagio che l’uomo ha nell’affrontare i problemi in una estraniante società moderna. Stesso mood la successiva “Nessuno piange nessuno canta” con il suo duro incedere hard rock che paga però una certa scontatezza nel riff del ritornello anche se le sonorità hammond delle tastiere non lasciano indifferenti i vecchi amanti del prog. Convincente “Sogni di pietra”, brano ritmico con un basso sempre presente e dalle linee melodiche a sé stanti, oltre che a supporto del moog, ed una convincente chitarra. I continui cambi di ritmo riportano le atmosfere prog di un tempo. Ed ecco che si arrivano la titletrack “Teschio del Mondo”, un rock a servizio della melodia anni ’60, “Crisalide”, con una delicata alternanza delle voci nei vari momenti delle strofe uniti da azzeccati raccordi strumentali a descrivere musicalmente la metamorfosi della vita e “Prigione”, un po’ più debole come melodia, con sonorità che puntano alla poca diversificazione di timbro e di sapore musicale probabilmente per esemplificare l’omogeneità dell’alienazione umana. L’album si conclude con il brano più prog: “Templum”. Quasi strumentale, se non fosse per le poche parole cantate in latino, ha un andamento iniziale rallentato alla Pink Floyd ed un tema ripetuto e riproposto in forma di ballad basato su un delicato accento di organo. Interessante ed evocativa la voce femminile di chiusura del brano. Un bel disco impreziosito da un libretto che riporta tutti i testi e la loro spiegazione – cosa sempre meno scontata oggigiorno – ed una copertina stimolante dove la Terra, vista dallo spazio, è attraversata da un flusso energetico che sembra poter scacciare il memento mori che ne minaccia il nucleo. Un bel viaggio ed un bel messaggio dei talentuosi musicisti: i fondatori della band Frank Lazzari, Jordan Bozzolan e Daniele Bozzolan ed il nuovo arrivato Marco Brega. Un esperimento riuscito che può essere la base di un interessate futuro da seguire.
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Frank Lazzari – organio, tastiere e voci; Daniele Bozzolan - basso, chitarre, tastiere e voce; Giordano Bozzolan – batteria, percussioni e voce; Marco Brega – chitarre e voce.
Anno: 2023 Label: Terzo Millennio Records Genere: Rock, Pop, Prog
Tracklist: Anima - 5:23 Bestia - 3:32 Nessuno piange nessuno canta - 8:19 Sogni di pietra - 4:08 Teschio del mondo - 3:06 Crisalide - 4:57 Prigione - 3:46 Templum - 4:54
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