Home Recensioni Album Il Cerchio d'Oro - Pangea e le tre lune

Il Cerchio d'Oro
Pangea e le tre lune

Il Cerchio d'Oro, ovverosia il prog come dovrebbe sempre essere, scevro da qualsiasi bislacca commistione con altri improbabili ed imprevedibili generi musicali.  
Del resto, costoro hanno vissuto i '70 e quindi sanno oggi muoversi agevolmente, allorquando pretendono di navigare in acque progressive. 
Autori di tre 45 giri pubblicati tra il 1977 e 1979 (poi raccolti, unitamente ad alcuni pezzi inediti in un album che porta il loro nome, pubblicato nel 1999 dalla Mellow Records), il gruppo si scioglie nel 1980 e sparge i suoi membri in progetti piuttosto disparati (i Cavern, prima tribute band dei Beatles in Italia; la compagine dance de I Signori Della Galassia; i Vanexa, tra le più antiche metal band peninsulari; i Black Out, più indirizzati verso un hard rock in stile Deep Purple), per poi riunirsi nel 2005, pubblicando da allora 5 album: "La Quadratura Del Cerchio" (2005), "Il Viaggio Di Colombo" (2008), "Dedalo E Icaro" (2013), "Sotto La Cenere" (2017) e l'ultimo, qui recensito, "Pangea E Le Tre Lune", da poco stampato per i tipi della Black Widow Records
Detto ciò, questo è proprio l'album che vorremmo sentire dai vecchi leoni del prog, espressione che allude malcelatamente ad organici ben più blasonati, ostinatamente indirizzati alla pubblicazione di dischi privi della minima ispirazione, se non addirittura deviati nel sound, sotto l'egida di asserite necessità di rinnovamento. 
Con sovrastrutture vocali che paiono subire le ascendenze dei New Trolls più polifonici e una base sonora che pesca dal romanticismo/sinfonismo di inizio '70, rivisto con gusto estetico perfettamente in bilico tra la lezione degli indimenticati Marillion dei primi quattro album (particolarmente evidente nei passaggi più eterei de "Le tre lune" e "E la vita iniziò") e la tradizione progressiva italica, segnatamente riconducibile alla produzione più solare di Banco e PFM (ascoltare "Alla deriva" per credere), "Pangea e le altre lunesi concretizza quale album esemplare che, pur permeato da immancabile gusto retrospettivo, spalmato quindi su sentieri già in passato ampiamente percorsi da tanti altri, è assolutamente privo del benché minimo difetto. 
L'opera, peraltro, è
sublimata da svariati elementi aggiunti: l'immancabile marchio distintivo del concept (Pangea è il supercontinente del Paleozoico e il primo Mesozoico che includeva tutte le terre emerse, poi separatesi nel tempo, formando gli attuali continenti); una voce meravigliosamente roca (alla cui estetica avremmo voluto che Franz Di Cioccio si fosse ispirato allorquando decise di emulare Phil Collins); la presenza di ospiti piuttosto blasonati (Ricky Belloni dei New Trolls, Donald Lax di Quella Vecchia Locanda, Tolo Marton de Le Orme); una copertina suggestiva disegnata da Armando Mancini (già pregevolissimo autore al servizio, tra gli altri, di Mina, Pooh, Trip, Rovescio della Medaglia, Quella Vecchia Locanda), chiaramente ispirata da "La grande onda di Kanagawa", nota xilografia ottocentesca ad opera del pittore giapponese Hokusai.
Unico neo del progetto, la presenza (fortunatamente soltanto nella edizione in cd) del brano "Crisi", dei citati Black Out, un hard rock chiaramente ispirato alla lezione di John Lord & Co. che, pur pregevolissimo, risulta purtroppo del tutto fuori contesto in un album progressivo di tale fattura.




Piuccio Pradal / vocals, guitar
Guiseppe Terribile / bass, vocals
Gino Terribile / drums, vocals
Massimo Spica / guitar, backing vocals
Franco Piccolini / keyboards
with:
Ricky Belloni / electric guitar
Donald Lax / violin
Tolo Marton / electric guitar

Anno: 2023
Label: Black Widow Records
Genere: prog

Tracklist:
1. Pangea (8:59)
2. Alla Deriva (7:54)
3. Dialogo (5:59)
4. Le tre lune (8:34)
5. Dal Nulla Così (5:31)
6. E La Vita Iniziò (6:40)
bonus track
7. Crisi (4:26) (Black Out)



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