Home Recensioni Album The Lake Devils - Bad times in bad waters

The Lake Devils
Bad times in bad waters

the lake devils


Un picking di chitarra molto rapido, una ritmica incalzante e decisa, una linea di bassi costante e martellante: questo è il surf rock. Questi sono i Lake Devils.

Nove brani interamente improntati su uno stile uguale a sé stesso, in modalità quasi compulsiva, senza mai uscire dal seminato, sempre coerente e fedele alle sonorità cercate. Persino i remake (come The house of the rising sun) sono riarrangiati ma non per questo, meno piacevoli.
Un trio di musicisti con una marcata nostalgia di un genere, che, nei primi anni sessanta del secolo scorso, ha riscosso successo, soprattutto tra coloro che apprezzavano lo strumentale puro. Uno stile che è nato per cercare di esprimere, in musica, la sensazione propriocettiva ed emotiva di cavalcare un'onda. Scivolando sulla superficie dell'oceano (dinnanzi alle coste californiane), con il rombo della massa d'acqua che insegue alle spalle e con la tavola che volteggia (grazie ai sapienti movimenti del surfista) si delineano delle sensazioni nette; queste vengono trasposte sullo spartito, attraverso linee melodiche fluttuanti, rapide e sinuose (anche con un velo di arabeggianti sonorità), cercando di riprodurre le geometrie (a volte morbide, altre più nervose) tracciate dalla piccola deriva, che, fiera, fende la limpidezza del Pacifico.
Anche se le acque sono quelle dolci del lago d'Iseo e le onde che increspano la sua superficie, sono mosse dalla tempesta tipica del plesso lacustre, la sarneghera, il sound dei The Lake Devils è incontestabilmente quello del surf rock degli esordi.
I primordi si ispirano liberamente ai primi lavori dei The Ventures come Walk Don't Run, il sound, quindi, si evolve, soprattutto ad opera di un mostro sacro come Dick Dale, con capisaldi del calibro di Let's Go Trippin' o dell'ormai iconico Misirlo (anche grazie alla colonna sonora di Pulp fiction). Sono state gettate, a questo punto, le basi su cui hanno contribuito a costruire un edificio solidissimo anche i Surfaris con Wipe out ed altri gruppi come gli Shadows con Atlantis e Zambesi. Su questo piano esclusivamente scevro d'interventi canori, si aprirà l'universo musicale dei Beach boys, con i leggendari Surfin' USA e Hawaii o di Jan & Dean con Surf City nei quali voci e relativi testi, diverranno indispensabili manifesti di una generazione e di una filosofia che permeerà l'intero periodo; tutto ciò, almeno fino allo tsunami musicale dei "quattro di Liverpool", che stravolgerà un po' tutta la scena musicale del nostro azzurro pianeta.
I complimenti di chi scrive giungano al trio che si è avventurato in questo lavoro cesellato e coraggiosamente mono genere.



Frederick Micheli: Chitarre
Guido Stefano Mangano: Basso
Paul Viscous: Batteria

Registrazione, missaggio: Arkistudio da Arki Buelli

Anno: 2022
Label: La Stalla Domestica e Tropo records
Genere: Surf-Rock strumentale.

Tracklist:
1. Lake safari
2. Pipeline
3. Summer song
4. I drive
5. I mohecc
6. Rag 8
7. Morning glory
8. The house of the rising sun
9. Odissey

 

the lake devils 2


Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.