Parte del repertorio di Fabio Concato vive in studio una nuova vita in chiave squisitamente jazz, grazie alle interpretazioni rarefatte e intimiste del Paolo Di Sabatino Trio.
Così l'artista accompagna l'uscita del disco nei credits: "Gigi è mio padre. Lo dico per i molti che non lo sanno. Gigi mi ha avvicinato alla musica con divertimento e me l’ha fatta amare. Gigi ascoltava molto jazz - la sua musica preferita - insieme a quella brasiliana, meglio se suonata e cantata da Joao Gilberto: “…ascoltavo un signore che aveva una voce così”. Gigi non faceva il “musico” di professione, ma bastavano un paio di accordi sul piano o sulla chitarra per avvertirne subito la sensibilità e il talento che sarebbe stato bello condividere con tutti. Fabio sono io. Lo dico per i pochi (sigh) che non lo sanno! E per festeggiare i miei 40 anni di musica, scritta e cantata sempre con lo stesso amore e lo stesso piacere, ho deciso di farmi un regalo: reinterpretare in chiave jazzistica alcune mie canzoni con l’aiuto di un grande pianista con cui suono e collaboro da qualche anno e sempre più piacevolmente: Paolo Di Sabatino, che ha curato gli arrangiamenti e che voglio ringraziare per la pas¬sione e la delicatezza con le quali si è avvicinato al repertorio. E allo stesso modo ringrazio Marco Siniscalco e Glauco Di Sabatino: grazie! e Gigi: “…chissà se ti piacerà?”. L'operazione appare perfettamente riuscita: il cantante incede nel jazz con caparbia determinazione e dimostra di centrare ancora una volta l'obiettivo. Egli estrapola l'essenza della sua vocazione cantautorale e la consegna all'organico piano, contrabbasso e batteria, permettendo una compenetrazione che mai appare gratuitamente dispersiva e/o incompatibile. Mentre il precedente lavoro - "Non smetto di aspettarti", analoga rivisitazione in chiave jazz di alcune tra le cover più note, operata assieme a Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello - appariva estremamente etereo ed intangibile, pur artisticamente integro, in questa nuova fatica discografica l'artista milanese manifesta la capacità di proporsi in vesti rarefatte e intimiste senza perdere un briciolo di concretezza. L'affidabilità di una sezione ritmica decisamente solida, permette ai due protagonisti di compenetrarsi in maniera esemplare: l'autore è l'unico, con il suo canto, ad evocare le melodie originarie ed è saggiamente capace di sparire di scena, una volta portato a compimento il testo, al fine di lasciare spazio alla stratificata musicalità di Paolo Di Sabatino, il cui stile ricco e armonioso pare talvolta evocare l'arte multicolorata del genio Lyle Mays (ascoltare "Tienimi dentro te" e "Gigi" per credere). L'assenza di signature song quali "Domenica bestiale" o "Guido piano", non pare minimamente penalizzare quest'opera che, pur essendo una rivisitazione, vive di vita propria e, per questo, può agevolmente essere consigliata a chi dovesse avvicinarsi al cantautore per la prima volta. L'unico neo dell'operazione, a voler fare i puntigliosi, sta nell'aver limitato l'espressività del trio jazz, che talvolta, pare voler spiccare il volo per poi immediatamente trattenersi, non sappiamo se volontariamente o a seguito di ordini di scuderia (come in "Gigi", ad esempio). La musica di Concato si incastra perfettamente con l'espressività di questo trio jazz, capace di lasciarsi andare anche profusioni che, si auspica, dal vivo potrebbero essere maggiormente ed efficacemente sviluppate in lunghe improvvisazioni, "conditio sine qua non" di ogni organico jazz che si rispetti. Un'analisi dettagliata della discografia di Fabio Concato è presente presso il link "Storie di sempre". |
Fabio Concato: voce Anno: 2017 |