Cosa hanno da dire i due superstiti della formazione originale degli Who, a distanza di 54 anni dal loro esordio? Nulla che non sia stato detto, a nostro modesto avviso.
Inutile precisare, tuttavia, che a noi piace ascoltare con rinnovato interesse qualunque cosa abbiano ancora da dirci. "Who", il nuovo album, viene pubblicato da una formazione composta dai soli Roger Daltrey e Pete Townshend, credibile, in tal senso, come possono esserlo i Jethro Tull con il solo Ian Anderson, gli Yes con il solo Steve Howe, i King Crimson con il solo Robert Fripp, il Banco con il solo Vittorio Nocenzi, i Queen con i soli Roger Taylor e Brian May, la PFM con i soli Franz Di Cioccio e Patrick Djivas A dirla tutta, forse gli Who attuali sono un tantino più credibili di alcune di queste ultime band, non fosse altro per la presenza del vocalist, del chitarrista e del compositore storici. Non a tutti i gruppi "antichi" è concessa questa fortuna. Ormai le cose stanno cosi: il timer anagrafico è impietoso e miete vittime, castrando ogni formazione di componenti fondamentali e costringendo molte storiche band a ripiegare su sostituti, spesso meri surrogati, talvolta neanche all'altezza. Non è il caso di cui ci si occupa: sul disco, i Nostri sono accompagnati da un cast di tutto rispetto: Zak Starkey, Pino Palladino, Simon Townshend, Benmont Tench, Carla Azar, Joey Waronker e Gordon Giltrap. Passando alle musiche, ci pare un tantino ardito quello che va dicendo oggi Daltrey: "Penso che abbiamo fatto il nostro miglior album da Quadrophenia nel 1973. Pete non ha perso l'ispirazione, è ancora un favoloso autore". Tuttavia, quello che abbiamo ascoltato ci piace, anche molto. Se non la prima parte dell'asserzione, condividiamo in toto la seconda: Pete Townshend rimane un grande e questo nuovo lavoro lo conferma ancora, nel caso fosse ancora necessario avere conferme sulle sue qualità di autore. Detto questo, l'abum è consigliatissimo. Si tratta di un ritorno gradito che propone, come detto, una firma inconfondibile e, per questo motivo, potrebbe addirittura essere proposto a chi si avvicinasse per la prima volta alla band, non come masterpiece, ovviamente, ma di sicuro come ottimo punto di partenza. "All This Music Must Fade", singolo estratto dalla fatica, offre sonorità energiche che veramente paiono presentare una versione piuttosto modernizzata del gruppo, sensazione che, peraltro, si ritrova in altri brani (su tutti "Detour", "Street Song" e "Rockin’ In Rage"), mentre "Ball And Chain" presenta atmosfere rassicuranti che lo rendono inadeguato come singolo (non è proprio da tradizione, ritenere qualcosa di rassicurante il miglior biglietto da visita per gli Who), ma è valido come pezzo a sé stante e stupisce per freschezza e linearità. Il suo ascolto fa emergere qualcosa di nuovo ma si percepisce il pregnante tocco storico della band: è un marchio, un'impronta indelebile, un tatuaggio riconoscibile e imprescindibile. Sul piano de testi, lasciamo parlare lo stesso Townshend, le cui dichiarazioni sono qui riportate testualmente, interamente condivise nei contenuti: "Roger e io siamo entrambi uomini anziani, quindi ho cercato di stare lontano dal romanticismo e dalla nostalgia, se possibile. Non volevo far sentire nessuno a disagio. I ricordi sono ok ma le canzoni fanno riferimento allo stato esplosivo delle cose di oggi". Si tratta di brani "scritti l'anno scorso, con sole due eccezioni. Non c'è tema, nessun concetto, nessuna storia, soltanto un insieme di canzoni che io e mio fratello Simon abbiamo scritto per dare a Roger Daltrey qualche ispirazione, sfide e portata per la sua voce di canto recentemente rianimata". Unica nota stonata di questo nuovo titolo è la copertina, firmata da Peter Blake, storico grafico da cui ci aspettavano qualcosa di meglio: l'immagine da lui ideata per questa nuova fatica pare più vicina all'immaginario warholiano, piuttosto che beatlesiano (sua la firma dietro alla cover dell'album "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band"). In tal senso, il concetto che sta dietro all'immagine pare replicare senza entusiasmo quanto già detto dall'artista realizzando le copertine di "Stanley Road" di Paul Weller e "Face Dances" degli stessi Who.
|
|
Roger Daltrey: Voce Pete Townshend: Chitarra con Zak Starkey Pino Palladino Simon Townshend Benmont Tench Carla Azar Joey Waronker Gordon Giltrap
Anno: 2019 Label: Polydor Genere: Rock
Tracklist: 01. All This Music Must Fade 02. Ball And Chain 03. I Don’t Wanna Get Wise 04. Detour 05. Beads On One String 06. Hero Ground Zero 07. Street Song 08. I’ll Be Back 09. Break The News 10. Rockin’ In Rage 11. She Rocked My World
|