Ascoltando i lavori precedenti degli Jordsjø (QUI e QUI i loro due demo, poi raccolti in un'unica uscita su vinile, QUI il loro ultimo disco), si percepisce l'impressione di una band molto promettente, sebbene ancora piuttosto acerba.
Fino ad oggi, questo duo norvegese è stato certamente capace di emulare i più conosciuti e rappresentativi confinanti Änglagård, pur limitatamente agli intenti, peccando, la loro proposta, di occasionali ingenuità compositive e/o arrangiative, senza contare alcune evidenti incertezze del cantante, talvolta spaesato, nei suoi pur contenuti interventi vocali. Con l'uscita di "Nattfiolen", la formazione assume una propria identità collocandosi, a buon titolo, nell'olimpo del moderno rock progressive, non soltanto scandinavo. La formula che oggi riscontra successo vede accostare con credibilità i delicati echi della vena canterburyana ad un substrato sonoro che recepisce totalmente la lezione impartita dai citati Änglagård, pur in una versione tenue e garbata. Se i Wobbler raccolgono l'eredità più dura e dinamica di questi ultimi, gli Jordsjø ne sviluppano il lato romantico e pastorale, offrendo un quadro caratterizzato da fantasiose delicatezze acquerellate. E se ciò è confermato anche in "Septemberbål", ove il leader Håkon Oftung si concede in solitaria la profusione di melodie acustiche di stampo chiaramente medievale, nei brani "Stifinner" e "Solens Sirkulære Sang" si naviga in termini di doverosa eccezione, concedendosi, il duo, il lusso di deviare verso sonorità più dure, con il chiaro intento di lambire la decisa autorevolezza dei richiamati Wobbler (con loro sul palco nel corso del tour italiano dello scorso anno). Questo organico è pienamente maturato e può camminare ora con le proprie gambe, assurgendo a sicuro punto di riferimento, proprio come sono state per loro, fino ad oggi, le blasonate e più datate band di medesima provenienza geografica. |
Håkon Oftung: vocals, guitar, flute, Hammond M100, Mellotron, Clavinet D6, ARP Pro Soloist Con: Anno: 2019 |