Pregevole esempio di teatralità musicale, con la loro prima incisione di lunga durata i Dissidio sono il tipico caso nel quale il recensore di turno si trova del tutto spiazzato o meglio “thisorientato” nel commentare il prodotto che viene sottoposto alla sua attenzione. Band di Lamezia Terme che, con personalissimo stile, si offre al pubblico con una rischiosa quanto originale sperimentazione, composta da liriche sarcastico-filosofiche accompagnate da strutture musicali che traggono origine da tendenze metal-trash-hardcore. Liriche peraltro tutte in italiano, pronunciate dalla voce di Michelangelo Mercuri, che con la sua perentoria e profonda tonalità, sdrammatizzata da una accennata erre moscia, recita i versi dei dodici brani che compongono l’album come fosse un vero e proprio attore professionista. Alberto Lupo avrebbe di poco potuto migliorare la perfetta dizione e l’espressiva intonazione del lavoro svolto da Mercuri, in particolar modo nei brani privi di accompagnamento musicale. Nonostante comunque questo anomalo accostamento di due forme d’arte tanto diverse quali la recitazione teatrale post-moderna e la musica metal, l’esperimento risulta riuscitissimo e i tre artisti si cimentano in una serie di esecuzioni strumentalmente brillanti e grintose, valorizzate da una eccellente qualità audio. In tema è anche la bellissima copertina dell’album che è disorientante nel vero senso della parola. Interessante sarebbe a questo punto assistere ad un concerto della band, il cui lavoro si presta benissimo ad una rappresentazione dal vivo, in particolar modo se sfruttata a dovere la teatralità dei temi trattati. A fronte di cotanta arte, non resta pertanto che dire: bene, bravi, bis. |
Anno: 2015 |