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Casa
My Magma

Una delle band più entusiasmanti della scena italiana: i Casa sono tornati nel 2015 con un nuovo disco spiazzante, indefinibile, profondamente sperimentale. Nel 2011 ci avevano affascinato molto con un disco stupendo; erano tornati poi nel 2014 con un album live con anche brani inediti ed infine qualche mese fa hanno dato alle stampe il loro settimo lavoro, in studio.

“Tributo a qualcuno” apre con la minimizzazione della musica, portando avanti quel discorso di estremi opposti che si attraggono che è una cifra caratteristica dei Casa. Una volta compresa la finalità di questo progetto musicale, cioè abbattere i muri dei generi musicali per giungere a una forma completamente libera di musica, ogni canzone funziona perfettamente come un tassello di un mosaico sempre più vasto. Per capire però le singole parti bisogna aver bene in mente la visione complessiva di Bordignon e compari.

“In Nuce” apre scenari cinematografici da noir cupo e malato. Il cantato si evidenzia in per i timbri più morbidi, che cercano di evitare i vocalizzi a volte aspri che caratterizzavano il precedente Crescere Un Figlio Per Educarne Cento. Ma questo smorza un po’ anche la carica corrosiva dei Casa, che tornano pungenti in “Petrolini”: la musica anarchica della band si sposa perfettamente con i timbri più aspri del cantante. Strutturalmente, si prosegue in quell’opera di destrutturazione che aveva avuto un momento felicissimo nel disco del 2011. Se vogliamo, le nuove canzoni appaiono ancor meno definibili, scegliendo di non affidarsi quasi mai a ritmi memorabili. Ad esempio “Tacet” sembra accogliere inizialmente una ritmica più definita, ma ben presto la abbandona per seguire delle variazioni umorali davvero imprevedibili, che fanno dei Casa una band sorprendente. Questa è stata definita, non a torto, «musica gestuale e pittorica che sospende il tempo»: in effetti mancando un ritmo fisso le canzoni diventano quasi dei quadri, il tempo si cambia in spazio, che viene dipinto nella nostra mente. “Ouverture Mandela” è uno strumentale vertiginoso; un jazz rock senza un momento di stasi creativa. “Non finito” assume uno stile più folk rock classico, ma lo gonfia trasformandolo quasi in una danza tribale di grande intensità: sui ritmi fissi le chitarre giocano a costruire assoli completamente fuori tempo. “Elegia no”, lavora sul versante opposto: se “Non finito” puntava alla sommatoria, questa mira invece alla sottrazione, arrivando quasi al silenzio. I Casa dimostrano la loro qualità concettuale – prima ancora che musicale – finissima. Quando la musica quasi tace, Bordignon torna a lavorare suoi timbri, regalando acuti schizoidi. “Blues degenerativo”, nel gioco costante di alternanze e contraddizioni, costruisce un’atmosfera intesa, sacrale, da scenario desertico: meraviglioso il flauto che si inserisce delicato come quello di Bill in una celebre sequenza cinematografica. Chiude l’astrazione pura de “La zuppa con il coltello”.

Nel complesso, My Magma è un disco validissimo, ancor più originale del precedente in studio. Se da una parte i Casa rinunciano a certi momenti più adrenalinici e trascinanti, dall’altra mettono ancor più a fuoco la loro formula, approfondendo le diverse istanze della loro ispirazione. Dal caos poliritmico a il silenzio quasi, la band di Bordignon si mostra in forma smagliante su tutti i frangenti.

 

Formazione:
Filippo Bordignon: voce
Filippo Gianello: basso elettrico e acustico, chitarra elettrica in "Petrolini" ed "Elegia No".
Matteo Scalchi: chitarra elettrica e acustica, ukulele su "Elegia No"
Ivo Tescaro: batteria e percussioni, sho (笙) su "Elegia No"

Tracklist:
01. Tributo a qualcuno
02. In Nuce
03. Petrolini
04. Tacet
05. Ouverture Mandela
06. Non finito
07. Elegia no
08. Blues degenerativo
09. La zuppa con il coltello

 


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