Home Recensioni Album Baustelle - I Mistici Dell'Occidente

Baustelle
I Mistici Dell'Occidente

A due anni da Amen, i Baustelle tornano sulle scene con il loro quinto album: I Mistici dell’Occidente Un titolo preso da un’antologia di Elémire Zolla, trovata nella libreria sotto casa di Bianconi, quale spiega il tema del misticismo non come ascesi religiosa, si professa infatti ateo che cerca, ma come sforzo di pensare alla cultura occidentale non come l’unica possibile. Un disco di profondo rifiuto verso l’occidente che propone come suo anthem principale la frase "ci salveremo disprezzando la realtà", atto già importante in un mondo di non-atti. Il leader della band di Montepulciano parla di un folle ottimismo, legato al fatto che questo mondo occidentale non è l’unico possibile. In realtà si tratta del disco più cupo e pessimista nella discografia della band ("che siamo niente, siamo solo cecità. Pesci avvelenati in mezzo al mare"); le vie di fuga sembrano esserci, ma si tratta di sollievi temporanei, proiezioni immaginative fragili di fronte alla tragica persistenza della realtà (un mondo sbagliato, la peste). Accertata la negatività del mondo in cui vivono, i Baustelle danno avvio ad un moto centrifugo, che va a sondare tutti i possibili pertugi nel muro di negatività che è l’occidente.

La prima ipotetica soluzione è anche la più poetica: "E non buttarti giù che in fin dei conti c’è un azzurro che fa piangere oltre le nubi. E non soffrire più che in fondo forse c’è al di là di Gibilterra un indaco mare". La contemplazione della natura come rifugio, come proiezione immaginativa al di fuori del contesto sociale concreto, una sorta di dolce naufragare nei colori del mondo. Rifiuto della società occidentale significa in primissima istanza rifiuto del modello capitalistico. Sulla scia de “Il Liberismo ha i giorni contati” (brano terribilmente profetico) arriva “San Francesco” che sposta il baricentro del discorso sul piano della rinuncia volontaria, con una serie di domande poste all’ascoltatore “Morirai con me?” - “Dormirai con me?”. Il rifiuto dei valori comuni si ripropone dirompente nella frase "Quel che impari dalla vita non è vero”. La title track riprende subito il tema: "Amore di povertà non conosce guerra, e ladri assassini e fulmini e siccità ed altri serpenti di questa terra non li temerai". Si può vivere con superficialità, "senza chiedersi perché, come il falco e la rugiada e non dubitare mai" ma a ben vedere ciò significa perdere ciò che ci rende umani. Questa de umanizzazione comporta la perdita di quell’ "amore che mi lacera la carne" e "mi brucia nelle vene e che non muore mai".

Istanti di gioia possono essere ricercati nei ricordi, ma anche qui la riflessione è amara. Ne “Le Rane”, il ricordo dei momenti felici pare indistruttibile, "porterò morendo quella gioia corsara con me", ma la costatazione di quanto le cose cambino e restino solo detriti (come in “Follonica”) comporta dolore, "ed ho pianto sul tempo che fugge e su ciò che rimane". La seconda parte del disco si focalizza maggiormente sulla sfera della sessualità, non più vista come tumulto passionale e florido ma dalla prospettiva disillusa di un quasi quarantenne, ricollegandosi sempre al contesto marcio dell’Occidente capitalista. In “Groupies” si parla della concezione odierna dell’amore, eccessivamente legata alla materialità del sesso, tema rintracciabile anche in “La Canzone della Rivoluzione”, "per il pene e la vagina e per quel che era sacro e non è più". “La Bambolina” tratta invece della mercificazione della donna, considerata solo per la sua immagine e bellezza, con la tagliente sentenza finale "e il suo triste sesso sia fine a se stesso". “Il Sottoscritto” è una canzone d’amore, o meglio un elenco di fallimenti, “L’Estate Enigmistica” pare ricollegarsi a "Le Vacanze dell’Ottantatre” (i rituali erotici) ma ben presto deraglia in un arido atto di rassegnazione, "tanto amara è la realtà e io non ho più l’età da riuscire a illudermi". Altre frasi significative sull’argomento sono "mentre scoprivamo il sesso ignari di ciò che sarebbe poi successo dopo la maturità", ma soprattutto "facciamo un po’ di sesso per ricordarci di esser vivi", uno dei picchi di negatività mai toccati da Bianconi. L’unica fioca luce di speranza è data dalla sfera degli affetti, dal sentimento puro, e arriva inaspettata nell’ultimo brano: "così ti stringevo al mio cuore … per dimenticare di essere soli da sempre".
Il disco, come osservato fin qui, ci mostra i Baustelle in grande forma sul piano delle liriche; al di là del sistema di idee che ho cercato di illustrare, strettamente personale ed opinabile, la scrittura è fertile ed efficace, le frasi ad effetto si sprecano, le idee non scontate sono espresse con la semplicità disarmante che è propria dei talenti puri. Musicalmente, siamo di fronte al lavoro più ricco ed articolato della band. Il Rock frontale e potente di Amen ha lasciato solo qualche traccia, di livello comunque eccellente (“San Francesco”, “La Canzone della Rivoluzione”) mentre a prendere il sopravvento sono ballate ipnotiche come “I Mistici dell’Occidente”, che presenta anche un interessante intermezzo di morriconiana memoria (e un incipit che pare scritto e cantato dal caro Faber), o la decadente “Follonica”. In “Groupies” le tinte sonore sono fosche ed inquietanti, con squarci ariosi qua e là per riprendere fiato. “Il Sottoscritto” è la classica sonata al pianoforte, Francesco al cento per cento. La stessa delicatezza la troviamo in “L'Ultima Notte Felice del Mondo”, melodia cristallina e suoni fatati. Ci sono poi episodi di Pop/Rock autoctono, stravagante e un po’ retrò, genere in cui i Baustelle eccellono. “Gli Spietati” è volutamente esagerata e anacronistica, con chitarroni ridicoli e trombone. “Le Rane”, bucolica super ballata dal ritornello pompato, è uno dei momenti migliori, in cui ironia e piacevolezza si mescolano alla perfezione con le riflessioni pungenti e pessimistiche di Francesco. “L'Estate Enigmistica” ricalca lo stesso solco, sia musicalmente che liricamente: un divertissement dal retrogusto amaro. Due momenti che esulano dal contesto sono, “La Bambolina”, che pare la colonna sonora di uno spaghetti western, e “L’Indaco”, abbozzo prog di ineffabile bellezza, evocativo e poetico come poche altre volte la musica italiano ha saputo essere negli ultimi anni. Un lavoro che conferma i Baustelle tra le band di punta del Rock italiano. La band continua ad evolversi, arricchisce il suo ventaglio musicale e perfeziona la scrittura. Bianconi tratta di argomenti interessanti e lo fa con quell’acume spiazzante che, fin dagli esordi, è stato la cifra distintiva della band toscana.

I Mistici dell’Occidente consolida lo stile della band, inserendo qua e là qualche sonorità inedita. Ma la vera bellezza del disco, come nei suoi predecessori, sta nelle parole, nelle sentenze spietate o forse ironiche che la band ci propina, chissà, per provocarci o forse per farci aprire gli occhi. Sta di fatto che nell’Italia e dei talent show che sfornano finti artisti a ripetizione, una band di buoni ed onesti musicisti, ma soprattutto di persone che sanno pensare ed esprimere le proprie idee, è un tesoro più unico che raro e per questo va custodito gelosamente e coccolato.

* In corsivo le frasi di Bianconi alla presentazione del disco alla Fnac di Milano il 26 Marzo.
* Le frasi invece in corsivo e virgolettete sono estratte dalle liriche dell'album.

80/100


Rachele Bastreghi: Voce, synth, piano elettrico, clavinet, organo e percussioni
Francesco Bianconi: Voce, chitarre, synth e organo
Claudio Brasini: Chitarre

Anno: 2010
Label: Warner/Atlantic
Genere: Rock

Tracklist:
01. L'indaco
02. San Francesco
03. I mistici dell'Occidente
04. Le rane
05. Gli spietati
06. Follonica
07. La canzone della rivoluzione
08. Groupies
09. La bambolina
10. Il sottoscritto
11. L'estate enigmistica
12. L'ultima notte felice del mondo

Sul web:
Baustelle
Baustelle @MySpace

Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.