Soffermatevi se leggete sul web o in qualsiasi altra parte Black Star Riders, un nome che letto così frettolosamente e senza farci caso, può non dir niente a nessuno, soffermatevi quindi, perché potete leggere tranquillamente Thin Lizzy. Ebbene sì i Black Star Riders sono la nuova reincarnazione dei Thin Lizzy, una band che porta oramai la bandiera a stelle e strisce, eccezione fatta per il singer Ricky Warwick, unico irlandese del gruppo. Escludendo il drummer, ognuno della band ha legato il suo nome alla storica band irlandese, anche se in alcuni casi in sola sede live e Scott Gorham, la storia della band, nei Lizzy da “Nightlife” del 1974. L’album inizia in grande stile con la title track che scioglie ogni dubbio, Thin Lizzy al 100%, con i suoi riff, un guitar work melodico dove le chitarre si intrecciano e corrono all’unisono come ai vecchi tempi e dal gusto oldies e “Bound For Glory” lo è ancor di più, un brano che sembra uscire fuori dai Lizzy di fine anni 70. Affascinanti le influenze celtiche in “Kingdom Of The Lost”, brano che mette allegria e che invita a far festa e ballare e “Kissin’ The Ground” è hard rock frizzante e trascinante con un refrain molto orecchiabile. Belle le armonie create in “Hoodoo Voodoo”, una semplice rock song, che cede subito il passo a “Valley Of The Stones”, hard rock tiratissimo e ben costruito e “Someday Salvation” è frizzante e trascinante. Chiudono “Before The War” altro brano che può apparire benissimo con il nome Thin Lizzy e la voce Warwick è sempre più simile a quella di Phil Lynott ed il basso di Mendoza si fa sempre più sentire e “Blues Ain’t So Bad”, dove le due chitarre danno al brano quel sapore blues ed ancora Mendoza con il suo basso corposo. Un ottimo disco, che ci riporta ai momenti migliori dei Thin Lizzy ed una volta ascoltato potete tranquillamente inserire questo cd tra quelli della storica band di Lynott. Questo potrebbe essere o il continuo o, perché no, un nuovo inizio di una storia iniziata nel 1969 e con “Thin Lizzy” nel 1971. 75/100
|
Anno: 2013 |