Realizzato con solo chitarra e voce, è un disco semplice, ma in determinate situazioni, risulta troppo asciutto di contenuto … Proveniente da Bergamo, gira i locali tra Veneto e Lombardia proponendo il suo repertorio costituito da ben tre album. È molto attivo anche nel web, con video-interviste e video-diary in cui parla di sé, oltre che a numerosi video in cui si cimenta nella chitarristica situazione rokeggiante. (interessante quando suona con una boccetta di un probabile farmaco al posto del classico anello da blues). L’album, pesantemente costituito da 14 tracce con: “Stay With Me” il quale contiene uno stile vagamente country-punk, “Let Your Love Grows” mi piace, ha delle chitarre new-age e un cantato abbastanza rock, di “Battersea” apprezzo l’idea ma non mi convince, “Floating” non mi ha convinto per nulla, “Anna Took A Plane” è potente, “Sometimes” non mi piacciono i cori, “Let Your Dime Light Shine” è soave e rimane in testa, “The Final Cut” è pesantina e con “Someone Told Me I’m Guilty” incomincia ad essere pesante l’intero disco, “Another Day To Find You” lascia a desiderare, proseguono altre 4 tracce ma ormai intuisco già il seguito e mi disorienta, oltre che a sentire un forte attacco di labirintite. L’idea rodata di solo chitarra e voce funziona ancora oggi, ma per reggere deve essere concepita in modo diverso. All’interno dell’intero disco si trovano suoni molto grezzi. Il cantato, in inglese, regala sempre un contesto internazionale, però deve essere preciso; a tratti si sente l’imitazione di un accento californiano e in altri istanti si percepisce vagamente texano-sudista, (mi sembra un po’ come faceva Alberto Sordi nel film “un americano a Roma”). La chitarra, senza considerare lo stile, se è pulita e spuria deve essere perfetta a livello di tempo e suono, fattore carente in questo album, basterebbe un poco di editing post produzione. A mio avviso, il suono di una acustica con corde in metallo è bellissimo, ma tutto decade con una classica in nylon, con riverberi e leggeri effetti si risanerebbe, sembrano situazioni da chitarra hawaiana anche se qua mi sembra tutto in nylon. Le corde frigiano troppo sulla tastiera, può essere un fattore caratterizzante e voluto, anche se bisogna sempre quantificarlo perché risulti bene. La dinamica tra voce e chitarra è importantissima, i giochi di livelli tra le due cose è una delle situazioni più critiche da equilibrare, ci vuole tanta esperienza e studio, in pochi detengono questa facoltà. In generale, la dinamica, potenzialmente, tra la strofa ed il ritornello è infinità e con mille risoluzioni, dipende tutto dalla fantasia e dalla immaginazione dell’artista. La voce ha bisogno di più energia, solo quando fa venire i brividi è apprezzabile, la chitarra dovrebbe essere gestita con più diligenza per avere uno risultato migliore. In sostanza, voglio essere costruttivo, basterebbe un poco più di raffinatezza e ci sarebbero buone prospettive. 55/100
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Alessandro Cecchini: Chitarra, voce Anno: 2012 |