L' ensemble cileno (di Santiago) attivo dal 2001 e che ruota attorno al nucleo dei fratelli Vergara, Sebastian cantante e flauto, Germán chitarre e Luis tastiere che con Juan Carlos Raglianti alla batteria, Alejandro Mélendez alle tastiere, Rodrigo Sepulveda alle chitarre, Felipe Gonzales al basso, forma un rispettabilissimo sestetto dedito al più iconografico ed "europeo" dei progressive. Dopo il debutto di “The Yearning” (dist. Musea) consegnano ai posteri, su personale etichetta Presagio, questi “Percorsi Imprevisti”, probabile riferimento alle difficoltà che una coraggiosa band sudamericana dedita ad una musica certamente non mainstream, incontra sulla propria strada. La segnalazione della stampa specialistica come uno dei migliori 10 album di prog del 2009 e la partecipazione ai grandi festival continentali come Crescendo e Prog-Sud conferma però che la caparbietà e la bontà delle loro scelte ha il giusto riconoscimento. In Sudden Walks apre con un lungo brano strumentale, quasi 10 minuti, dal titolo Mariachi (da non confondere assolutamente con i tradizionali rancheri “suonatori per Maria”) e una chitarra tipicamente floydiana/alan-parson a reggere le lunga suite con frammenti di recitazione in lingua spagnola fra hombre e mujer e inserti, lamenti o (forse, probabile...) piacevoli orgasmi; decisamente molto descrittiva. Revolution of Light cantanta invece in inglese come del resto tutto il cd è una bellissima ballata quasi AOR americana (Styx? Kansas?). Summer Fall caratterizzata oltre che per la particolare lunghezza, oltre 9 minuti, come del resto buona parte dei brani, anche per la pregiata costruzione melodica fatta di chiaro-scuri pittorici dove la gradevole voce di Sebastian Vergara è sostenuta dal particolare stile chitarristico del fratello e dall'interscambio nel fraseggio basso-batteria. Con Maiden l'evidente legame e influenza a certo prog inglese d'inizo “70 è fin troppo marcato. Ritorniamo alla tipica ballata semi-acustica spezzata da un futuristico e sognante intarsio di intermezzo dove, a tratti, riemerge la particolare voce di Sebastián. I quattro minuti di Smile of Tears ricordano troppo gli anni “80 dei Duran Duran più ispirati, quelli di Save a Prayer, i più vicini al mondo prog da cui inizialmente anche LeBon & band avevano attinto a piene mani; ovviamente una stella a favore dei cileni. Hawaii, la lunghissima final-song inizia con una gentile introduzione di chitarre acustiche ed elettriche per librarsi poi in un mood che richiama certe atmosfere vicine ai Roxy Music e particolarmente a Brian Ferry (ricordate Avalon?)ma anche e, soprattutto, a Close To The Edge. Se accostiamo spesso nomi e band di passata gloria e memoria è solo per tracciare un parallelo audio il più fedele possibile trattandosi di combo con sonorità familiari ma che difficilmente avremo il piacere di ritrovare sui nostri palchi; questo non vuol dire naturalmente una maldestra copiatura ma le bands di raffronto sono certamente una buona fonte di ispirazione. Nel complesso comunque una prova lodevole che merita certamente la promozione nonché degna del Prog Award. |
Luis Vergara: Tastiere Anno: 2009 Sul web: |