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Giubbonsky
Storie Di Non Lavoro

“Resistenza, resistenza, resistenza…”, questa parola ripetuta più volte è la chiave di lettura di Storie di Non Lavoro, primo disco solista di Guido Rolando, in arte Giubbonsky. Piemontese, studente al DAMS di Bologna, polistrumentista, componente di diverse realtà musicali di Milano e dintorni (Officine Schwartz, Banda degli Ottoni a Scoppio, Tasselli del 6, Contrabbanda), redattore su “RockShock”, blogger di “Rock in Road”, girovago, artista completo e amante della musica. Giubbonsky, con acume ed ironia, costruisce lucidi racconti che danno voce a chi non si arrende e resiste con dignità alla decadenza della società odierna. Il ritmo gitano e dolente di “Terra Perduta”, sottolinea l’amarezza di un ragazzo del popolo Rom, da sempre oggetto di pregiudizi e di emarginazione. Il testo di “Non Lavoro” poggia sul seguente principio: è meglio dedicarsi alle proprie passioni e non lavorare, piuttosto che entrare nella spirale ‘produci-consuma-crepa’; la musica è molto bella e omaggia le canzoni di De André accompagnato dalla PFM. La successiva “Città Blindata” sembra quasi una folk song americana. La voce di Guido è pacata, carezzevole e ricorda molto quella degli esponenti della scuola genovese, Paoli, Lauzi, lo stesso De André, c’è anche qualcosa di De Gregori e Bertoli, ma nell’insieme suona sempre originale e personale.

“Rio Preca” riprende alcuni versi de ‘La ballata di Sante Caserio’ scritta da Pietro Gori, autore di alcune tra le più famose canzoni anarchiche di inizio novecento. “Forza Mafia” attacca la tv che addormenta il pensiero e il potere politico colluso con la mafia; si noti la citazione dell’inno partigiano ‘Fischia il vento’; “Flatulente” è una bossa nova di grande effetto arricchita da fraseggi di tromba e che ci riporta alle atmosfere del miglior Capossela. “Gelato In Febbraio” è dedicata a Luca Rossi e a tutti i caduti durante gli scontri con le forze dell’ordine, nei quali spesso si spara indiscriminatamente come nel Far West e, non a caso, l’arpeggio di chitarra inserito nel brano richiama le colonne sonore dei western di Sergio Leone; meritevole di segnalazione l’uso del termine ‘gelato’ che qui va inteso nel senso di ‘freddato’. Il rock asciutto e ritmato di “Carpe Diem” è lo sfondo musicale per narrare le vicende di coloro che, non avendo una casa, decidono di occupare abusivamente i tanti alloggi vuoti disseminati nelle nostre città.
“Senzacqua” è un pop elettronico che si schiera in difesa dei centri sociali (e di tutti quei luoghi di aggregazione dove ancora si fa cultura) che rischiano la demolizione per lasciar posto a quartieri dormitorio figli della speculazione edilizia.

È dunque con la trattazione di un altro tema di elevata risonanza sociale che si chiude questo disco musicalmente raffinato e delicato, che non fa rumore nella forma, ma nei contenuti, proprio come l’acqua cheta che scava i ponti. Tutti i testi, infatti, sono spunto per una seria riflessione sulle storture del nostro tempo e invogliano a reagire per migliorare lo stato delle cose. Quando un cantautore mette a fuoco così bene i problemi dell’attualità, e cerca di risvegliare le coscienze sopite, vuol dire che ha svolto egregiamente il proprio compito ed è per questo motivo che Giubbonsky deve ritenersi soddisfatto del suo ‘Non Lavoro’.

75/100


Guido Rolando: Voce, Chitarre e basso nei brani 05 e 08

Guests
Davide “Mega” Lucini: Basso
Guido Baldoni: Fisarmonica nei brani 01, 02 e 03
Massimo Sciancalepore: Sax contralto nei brani 02 e 06
Francesco Piras: Tromba nei brani 04 e 07
Gigi, Andrea e Tiziana: Cori nella traccia 09

Anno: 2010
Label: Autoprodotto
Genere: Cantautorato Rock

Tracklist:
01. Terra Perduta
02. Non Lavoro
03. Città Blindata
04. Rio Preca
05. Forza Mafia
06. Flatulente
07. Gelato In Febbraio
08. Carpe Diem
09. Senzacqua

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