Prendete un album dei Jesus Lizard come, ad esempio, Gladiator. Frantumatelo rendendolo più ricco di groove.
Aggiungetevi delle urla femminili senza freni inibitori. Curate con attenzione le pause in modo tale da renderne uno dei punti di forza dell'intero lavoro. Mescolate con pura energia e follia catartica. Mantenete il ritmo con il piede e gustatevi il sesto brano dell'album, Bunny Boots. Tutto il resto di The Ruiner è in piena conformità. Con questo terzo album uscito all'inizio dell'estate, i Made Out Of Babies rafforzano il loro Power Pop Noise alternando sapientemente le ambientazioni sonore. La calma di Stranger regala alle parti vocali un tono quasi confidenziale. Le sfuriate rumorose vanno a formare la base stessa del disco. Una volta di più, si ripensa con nostalgia ad Héliogabale, Drive Blind e ad altri straordinari gruppi che seviziavano le orecchie degli ascoltatori in Francia una dozzina almeno di anni addietro interrogandoci tuttavia su cosa effettivamente mancasse in fin dei conti alla loro musica. In ogni modo, il quartetto di Brooklyn esprime qui tutto il suo notevole talento componendo dei pezzi più elaborati, meno diretti che nel passato, come era accaduto in parte con Trophy (2005) e il pur notevole Coward (2006). Così Peew e Buffalo si attestano con disinvoltura sopra i tre minuti mentre gli altri sette pezzi permettono al gruppo di sperimentare muovendo oltre i dettami tradizionali. Ne deriva un album spesso intrigante, difficilmente catalogabile, capace di picchi considerevoli come nella sorprendente Cooker che conduce l'ascoltatore in un universo letteralmente denso. Il tutto culmina in una traccia nettamente più esigente, How To Get Bigger, nella quale l'influenza dei Neurosis sembra piuttosto incisiva. Ancora una volta è centrale ed enorme la prestazione vocale di Julie Christmas. La chitarra molesta con le sue discese ripetitive. Sin qui tutto appare ancora nella normalità. Ma poi, la melodia si assopisce, quasi domata da Julie, la batteria e il basso aprono la strada al secondo brano, malinconico e accompagnato da testi sarcastici. Per tutta la durata dell'album la musica svolge il ruolo di strumento di sfogo, senza mai rigettare il ricorso ad emozioni di segno diverso. Così Invisible Ink coniuga durezza, languidezza, cori estatici, riffs di chitarra ironici, l'intro di The Major evoca invece un blues arido senza restrizioni. Ad uno sguardo incuriosito dell'artwork viene spontaneo domandarsi se i Made Out Of Babies possano essere i due ominidi perduti in un mondo ostile nel quale la sopravvivenza non è altro che una questione di fortuna e dove le iene sono sempre pronte a cibarsi di ciò che è alla loro portata. Ogni interpretazione è nelle mani dell'ascoltatore. 88/100
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Cooper: Basso Anno: 2008 |