Esce "Karmacode" l'atteso nuovo album dei Lacuna Coil, forse il gruppo metal italiano più famoso fuori dai confini patrii, esce a 4 anni di distanza dal precedente "Comalies", l'album che ha spalancato le porte del mercato americano al gruppo milanese, ed appunto "Karmacode" appare come il seguito della strada intrapresa dai Lacuna Coil proprio con "Comalies" una strada che li porta a rivolgersi indubbiamente con il loro sound maggiormente al mercato d'oltreoceano.
Un sound dai ritmi pulsanti e ossessivi dettati sopratutto da un basso molto presente in perfetto stile Korn unito al sound già conosciuto con "Comalies" questo è quanto ci riserva questo "Karmacode", un album che assicura momenti di decisa "aggressività" sonora come nella opener "Fragile" o la seguente "To the Edge" oppure in "What I see" ad atmosfere dai toni più arabeggianti come in "Our Truth" che comunque mantiene una buona carica "aggressiva", toni vagamente orientali che peraltro si ritrovano, specialmente nei giochi vocali di Cristina Scabbia, anche in altri momenti dell'album, come ad esempio "You Create" preludio orientale a "What I see". Non mancano passaggi più melodici come la buona ballad molto più orientata al pop-rock "Within me" o come "Without fear" sorprendentemente cantata per buona parte in italiano che ci riporta prepotentemente ai Lacuna Coil degli esordi, così come a periodi più gotici ci riporta l'ottima "In Visible Light", dalle sonorità molto più orchestrali. Vi sono anche momenti che non mi convincono pienamente, momenti che appaiono quasi inseriti "per forza" come "Closer", "Fragments of faith" o "The Game". Una sorpresa invece, anzi una vera chicca direi è destinata alla chiusura dell'album, la cover, peraltro molto bella, di "Enjoy the Silence" dei Depeche Mode. Cristina Scabbia si rivela ancora una volta cantante dalle notevoli capacità in grado di esaltarsi ed esaltare con la sua potenza e sopratutto di emozionare con le sue doti interpretative, sia che il ritmo sia frenetico sia che si passi a momenti più melodici, ottimi i cori ed i giochi vocali con Andrea Ferro; già detto del prepotente uso delle sonorità del basso di Marco Coti Zelati a dare una chiara impronta al suono, ovviamente affiancato necessariamente dalla batteria di Cristano Mozzati, onesto il lavoro dei due chitarristi, Cristiano Migliore e Marco Biazzi, molto precisi e potenti nei riff, su tutto l'ottima cura dedicata agli arrangiamenti. Onestamente non parlerei di svolta commerciale o adeguamento del suono alle esigenze del mercato ma semplicemente di un percorso che i Lacuna Coil hanno intrapreso, puntando oltreoceano tutte le loro possibilità, un disco comunque più che sufficiente per l'ascoltatore distaccato e occasionale che certamente entusiasmerà i fans del gruppo e del genere e che di sicuro porterà ai milanesi nuovo pubblico magari e questa credo sia la speranza maggiore dei Lacuna Coil, non di estrazione strettamente metal. |
Cristina Scabbia: Voce Anno: 2006 |