Finita amaramente la parentesi col "folletto" Ronnie James Dio con un disco interlocutorio, l'arcobaleno trova nuova linfa vitale intorno a Graham Bonnet al microfono, Don Airey alle tastiere e l'ex Deep Purple - Roger Glover, che curerà anche la produzione di questo Down To Earth.
Rimangono saldi al suo posto ovviamente il padre/padrone Ritchie Blackmore alla chitarra ed il roccioso batterista Cozy Powell, una garanzia granitica ed epica dietro le pelli. Finiti (quasi completamente) quindi gli eccessi fantasy nelle liriche e le melodie sognanti dei primi 3 album, Blackmore rispolvera con convinzione la sua Stratocaster per imbastire un riff tagliente e splendido per l'opener "All Night Long", coadiuvata da una trascinante ritmica e dall'eccellente e versatile voce di Bonnet, che inevitabilmente concede un refrain tanto radiofonico quanto accattivante al pezzo. Difatti questo album, porta per la prima volta i Rainbow a comporre musica più vicina al Rock da classifica americano, dato che quel mercato non era ancora stato conquistato dalla band. Questo però, non ha portato la fase compositiva a ridursi a pezzi dalle strutture semplici e scontate, affrontando lo stesso minutaggi importanti (nonostante molti colleghi in quei anni ridussero la durata media dei proprio pezzi), come ben testimonia la successiva "Eyes Of The World", aperta da una tastiera che crea un suono a spirale, dove per certi versi tornano anche in mente le derive ampollose del passato. Che il tocco di Blackmore sia di nuovo scintillante e cristallino è chiaro sentendo l'attacco di "No Time To Lose", Rock'n'Roll molto diretto e frizzante, mentre la pseudo ballata "Makin' Love" accentua anche il romanticismo AOR dell'ugola di Bonnet. La formazione citata inizialmente che ha sfornato questo piccolo gioiello di fine anni '70, nonostante si ritrovi per la prima volta chiusa insieme in uno studio, dimostra come l'alchimia sia una cosa che si può trovare anche con poche session di prova, di come il talento di ogni singolo musicista qui si amalgama perfettamente per una prova complessiva davvero di primissimi livello; "Since I'Ve Been Gone", cover di un vecchio successo di Russ Ballard fa viaggiare la mente dell'ascoltatore verso le immense autostrade californiane su una Cadillac rossa fuoco con i capelli al vento ed occhiali da sole. Da fischiettare anche sotto la doccia a squarciagola! "Love's No Friends" è un blues molto intenso che farà da scuola agli Whitesnake, mentre la più spigolosa "Danger Zone" si sorregge ancora su un riff chitarristico veloce e tagliente, che vede sugli scudi il basso carico di groove di Glover, più in risalto a dire il vero per un'eccellente produzione che per il suo lavoro sulle 4 corde (almeno in determinate occasioni). Chiude il tutto "Lost In Hollywood", grintoso up-tempo ancora una volta orchestrato perfettamente da tutto l'ensemble che vede anche un'ampia dose di cori catchy nel ritornello. Chiosando, questo Down To Earth, pur mostrando per la prima volta la volontà palese di concedersi a nuovo mercato è un riuscitissimo disco (Hard) Rock pieno zeppo di pezzi freschi, dove l'innesto di Graham Bonnet non fa rimpiangere come tecnica ed espressività il buon Dio (pronto ad esaltarsi meno di un anno dopo alla corte di Toni Iommi). Peccato che questo sia anche il suo canto del cigno nella band, visto che già dal successivo lavoro verrà rimpiazzato da John Lynn Turner. Qui andrebbe aperta una parentesi molto lunga però: in molti credono che Bonnet sia stato allontanato dalla band a causa del suo poco carisma in sede live ed a un taglio eccessivamente corto (qualcuno avanzò anche dei problemi con l'alcolismo), mentre un'altra corrente, mai confermata come la prima però, sostiene che sia stato lui stesso ad andarsene alla fine del tour per un'integrazione mai perfetta con Blackmore, che li portò a litigare miriade di volte. Aldilà di quale sia la verità sulla questione, quello che resta indelebile sono le canzoni, che a 30 anni di distanza suonano ancora potenti, fresche e piene di solarità, come un cielo che si apre all'arcobaleno. 85/100
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Ritchie Blackmore: Chitarra Anno: 1979 |