Band storicamente giovane, nata nel 2004, dalla volontà di personaggi del calibro di Joe Payne e Jordan Varela.
Il primo è, nientemeno, che l’ottimo,e giovanissimo, bassista dei Nile; il secondo è batterista nei Lividity. Inoltre, entrambi sono memebri di un’ottima realtà dell’underground brutal come i Lust of Decay. Solo secondariamente è entrato a far parte del gruppo il bassista Dan Royer (già membro degli Scapegoat), per questo motivo, tutte le tracce di basso presenti in questo primo full-lenght della band americana sono state suonate dallo stesso J. Payne. L’ intento dei nostri è quello di comporre un death metal che unisca tecnica e brutalità, senza dimenticare un certo “groove”, necessario a otterene i consensi di ogni ascoltatore amante del genere. Non solo, cercano di catturarlo, di incollarlo davanti allo stereo attraverso il loro devastante sound. Annoverando tra le proprie influenze Meshuggah e Necrophagist, ciò che ci propongono risulta abbastanza chiaro, le band citate sono tra le più tecniche e originali che si trovano in circolazione. Sebbene i Meshuggah non appartengano alla scena brutal, vengono spesso citati, anche da altre bands, tra le influenze. La motivazione sta nella loro manifestazione, al quanto “strabordante”, di una tecnica strumentale al limite della perfezione, che viene dimostrata nei continui cambi di tempo, e in composizioni estrememente varie, “pazze”; talmente tanto che spesso è difficile trovargli un senso. Inutile dire tanto su una realtà affermata come quella dei Necrophagist, band che del tecnicismo ne ha fatto quasi una bandiera, e nella quale possiamo ritrovare quel “non so che” di melodico,rimanendo nei confini del genere. Quest’ ultima caratteristica è stata fatta propria dai due, i quali senza alcun dubbio hanno appreso al meglio la lezione della band tedesca. Ne è una dimostrazione la prima song del disco, “Essence of Brutality”, canzone che dà il titolo all’ album, la quale mette in chiaro le caratteristiche dei D.T.I.: growl iper cattivo, assoli tecnici ed intricati, batteria spinta al limite,tanto a tratti da sembrare una drum machine, e riffs veramente ingegnosi e di ottima fattura. Bello l’assolo posto all’inizio, un apertura di cd col “botto” si potrebbe dire, che impreziosisce una canzone già di per sé intensa e di una violenza schiacciante. Altre due canzoni che dovrebbero essere ascoltate con attenzione sono “ In Rat We Trust “ e “Self Destructive Malevolence “, veramente “spaccatimpani”. Rispetto ad altri gruppi che mi è capitato di recensire fino a questo momento, i nostri sono fautori, pur nella loro complicatezza e nella estrema tecnica strumentale, di un death metal più diretto; non grezzo, ma forse meno ricco di tutte quelle influenze provenienti da altre realtà musicali, che in questo periodo si riscontrano anche in questo genere così estremo. Insomma, per dirla in parole povere, potremmo dire che il cd rappresenta il death metal, nel senso più stretto del termine. Sicuramente è un ottimo album, ma non eccellente. La ragione che mi porta a dire questo è che, a mio avviso, le canzoni non siano qualitativamente uniformi, ossia che non venga mantenuto un livello di intensità costante ed omogeneo durante l’intera durata del disco. A maggior ragione, dopo una song iniziale così impressionante, ci si aspetterebbe o un crescere di violenza o, comunque, una certa costanza. “Essence of Brutality” rimane comunque un cd “gustoso”, da ascoltare con attenzione, perché in venticinque minuti (tale è la durata di questo full-lenght) vengono proposti parecchi elementi interessanti. Diamo tempo a questo progetto di crescere, garantisco che le premesse sono più che positive, e sono sicura che la prossima uscita non deluderà i fans del genere. |
Joe Payne: Chitarrar, voce Anno: 2005 |