Come potrebbe caratterizzarsi un album degno d'appartenere ai Real McKenzies ? Facile! Con l'inconfondibile suono della cornamusa, ovviamente!
Benché canadesi, questi “scozzeseggianti” McKenzies hanno deciso di adottare, sin dalla metà degli anni Novanta, le cornamusa come elemento fisso nelle loro composizioni musicali, seguendo così quel particolare sottogenere del punk-rock (denominato folk-punk) che già band del calibro dei Pogues avevano avviato almeno una decina di anni prima. Di conseguenza, anche questo ennesimo lavoro discografico (il sesto, per l'esattezza) si avvale dell'utilizzo massiccio degli aerofoni a sacco, strumenti musicali divenuti ormai un marchio di fabbrica per il combo capitanato dal cantante Paul McKenzie. Nonostante l'utilizzo di questo antico strumento (risalente nientepopodimeno che al XVII secolo), possiamo affermare con tranquillità che esso si amalgama alla perfezione con le distorsioni prodotte dalle chitarre elettriche e con i ritmi serrati della batteria. È proprio il caso di dire che con i Real McKenzies, il “vecchio” diventa “nuovo”, proprio come recita il titolo della loro quinta traccia “Old Becomes New”. Sembra che ai nostri canadesi in skirt bastino pochi ingredienti per dar vita ad un album fresco, energetico e portentoso, infatti, le tredici canzoni che compongono questo “Off The Leash” sono tutte ben prodotte e mature a livello compositivo, cosa chiara sin dalla splendida prima traccia “Chip” (che sintetizza alla perfezione la loro visione musicale), seguita dalla sferragliante “The Lads Who Fought & Won” che si rileva essere una pura scarica di adrenalina iniettata direttamente nelle vene, dose rinforzata ulteriormente dalla successiva “The Ballad Of Greyfriars” che preme però l'acceleratore maggiormente sulle influenze folk della band. A dir poco magica la quarta traccia “Kings Of Fife”, con un indimenticabile riff (à la “Glory Days” di Springsteen, per intenderci), così come risulta essere particolarmente accattivante la successiva e sopraccitata “Old Becomes New”, con i suoi ammiccamenti al genere rock'n'roll; “White Knuckle Ride”, invece, avanza decisa premendo il pedale sulle influenze più prettamente punk-rock ed esplodere in un refrain degno di essere onorato da una selvaggia pogo-dance. Dopo questa massiccia dose di suoni elettrici, i McKenzies cambiano repentinamente registro sonoro per una settima traccia tutta all'insegna del folk, “The Maple Trees Remember”, che ci mostra come la band può varcare senza problemi il confine del mero hardcore-punk. Ma la grintosa “Anyone Else” ha invece il compito di riportare brutalmente l'ascoltatore alla “normalità”, non prima però di una breve escursione nelle sonorità di stampo wave del brano “My Mangy Hound”. La velocissima “Too Many Fingers”, decima canzone del disco, è seguita a ruota dalla cadenzata “Drink Some More”, song che meriterebbe d'esser suonata ogni volta che prendiamo qualcosa al pub con i nostri compagni di bevuta. La raffinata e melanconica “Guy On Stage” precede una martellante chiusura di album affidata a “Culling The Herd”, punkeggiante canzone arricchita da suggestivi giochi di feedback. Benché questo lavoro discografico risulti davvero buono nel suo complesso, devo però annotare che dietro ad ogni brano più strettamente legato al punk-rock si può scorgere senza troppa fatica lo spettro di un'altra prestigiosa formazione: i Bad Religion. Eh sì, purtroppo alcuni brani ricordano maledettamente i padri fondatori del hardcore-punk californiano, soprattutto per quanto concerne i giri di chitarra, la batteria e le linee vocali. Questa non casuale somiglianza non è di certo un punto a favore per l'originalità dei Real McKenzies ma in fin dei conti la cosa può risultare simpatica, soprattutto se si è curiosi di sentire suonare una scottish pipe band assieme ai Bad Religion. Consiglio quindi caldamente questo album a tutti coloro che amano i generi musicali fortemente contaminati, difatti, oltre al ricorso continuo a tematiche scozzesi, ai gonnellini ed ai calzettoni in tessuto tartan (che amano indossare durante i loro concerti dal vivo), i Real McKenzies dimostrano con quest'album di essere una band onesta che può varcare senza problemi i confini (spesso un po' limitanti) del genere punk-rock. 80/100
|
Paul McKenzie: Voce Anno: 2008 |