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Il Segno del Comando
Il Domenicano Bianco

Sono trascorsi cinque anni dalla pubblicazione dell’album "L’Incanto dello Zero", uno tra i migliori, se non il migliore in assoluto, sfornati dal genio di Diego Banchero e della sua band Il Segno del Comando.

La formazione genovese, in attivo dal 1995, torna finalmente alla ribalta con il nuovo disco intitolato "Il Domenicano Bianco", confermandosi fortunatamente ai medesimi livelli del passato.
Il songwriting non è mutato e permane su sonorità oniriche e darkeggianti, mentre le liriche abbracciano come di consueto esoterismo e fantasy.
Non è un caso che il gruppo sia molto considerato nell’ambiente metal, così come lo sono organici come i Goblin, Jacula e Balletto di Bronzo verso i quali Il Segno del Comando mostra talune affinità stilistiche.
"Il Domenicano Bianco" è un concept ispirato all’omonimo enigmatico libro, edito nel 1921, concepito dalla fervida immaginazione di Gustav Meyrinck.
La passione per lo scrittore austriaco è nota visto che la band ligure aveva già concepito due album dedicati alle sue fosche opere ("Der Golem" del 2002 e "Il Volto Verde" del 2013).
Ora con questo lavoro si chiude la trilogia dedicata a Meyrinck.
Musicalmente il disco è un’ideale prosecuzione de "L’Incanto dello Zero" nel senso che non si ravvisano cambiamenti significativi.
Il genere abbracciato è il progressive rock a tinte scure sciorinato da un gruppo sempre più coeso e convincente, fatto che si evince incontrovertibilmente dall’ottima qualità delle loro esibizioni dal vivo.
I testi del disco sono curatissimi e aderenti alla trama del libro, ma non pedissequamente, tanto che sono gradevoli alcune digressioni che conferiscono un tocco di coraggiosa originalità.
L’opener "Il libro color cinabro" ci catapulta in un’atmosfera inquietante e mistica che sale a poco a poco d’intensità.
Un’interessante ritmica prog/heavy colora la ben congeniata "La Bianca Strada".
La title track è un profluvio di sonorità che avvolgono l’ascoltatore nelle quali la sezione ritmica eccelle in un modo superlativo.
"Ofelia" è uno dei pezzi forti del disco, dimostrando le grandi qualità del Il Segno del Comando nel campo del romanticismo e dell'approccio melodico.
"La testa di Medusa" è un breve intermezzo classicheggiante curato magistralmente dal solo Menozzi alle tastiere.
La ritmica graffiane posta alla base de "Il dissolvimento del corpo con la spada", aperta da un intro cupeggiante curato dall’organo, si snoda su un andamento incisivo accompagnato da meravigliosi fraseggi di chitarra e tastiere.
"Missa Migra 2023" è un mirabile rifacimento dell’omonimo pezzo contenuto nel debut album, arricchito nel frangente con sonorità più attuali che ben riflettono lo stato di salute e creatività del gruppo.
A chiudere la strumentale "Solitude", dove domina il basso di Banchero che tesse trame magiche e pregne di speranza quasi a dissolvere tanta oscurità.
Difficile trovare punti deboli in un disco come questo che è da annoverare tra le migliori uscite del 2023 in campo progressive.
"Il Domenicano Bianco" è disponibile in diversi formati: digitale, cd, vinile e in un curatissimo boxset in edizione limitata.
Il Segno del Comando è una delle più belle realtà del prog nostrano contemporaneo. Al riguardo non ho mai avuto molti dubbi conoscendo bene la loro discografia e avendoli visti all’opera anni fa al Defrag di Roma di fronte a pochi appassionati spettatori… ma questa è un’altra storia…. e non solo di musica, ma di vera amicizia e profondo affetto.


Diego Banchero: bass
Roberto Lucanato: guitars
Davide Bruzzi: guitars, keys
Fernando Cherchi: drums
Beppi Menozzi: keys
Riccardo Morello: vocals

Anno: 2023
Label: Nadir Music
Genere: Progressive Rock


Tracklist:

1. Il libro color cinabro
2. La bianca strada
3. Il domenicano bianco
4. Ofelia
5. La testa di medusa
6. Il dissolvimento del corpo con la spada
7. Missa nigra 2023
8. Solitudine




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