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Dark Lunacy
Weaver of Forgotten

Era il 2006 quando i Dark Lunacy pubblicavano The Diarist, splendida narrazione musicale dell’assedio di Leningrado, uno degli episodi più sanguinosi della seconda guerra mondiale che costò la vita a circa un milione di persone. L’esercito tedesco nel settembre del 1941 giunse alle porte della città, la pose sotto assedio per 900 giorni, ma non riuscì a conquistarla, grazie anche alla coraggiosa e brillante difesa cittadina organizzata dal Maresciallo dell’Armata Rossa Georgij Konstantinovič Zukov.

Oggi, 2010, Mike Lunacy, al pari dello stratega Zukov, dopo aver combattuto contro tutta una serie di avversità e aver difeso con tenacia il proprio territorio, ritorna in grande spolvero con i suoi Dark Lunacy. Infatti, dopo la defezione del chitarrista Enomys e tutta una serie di cambi di formazione, il vocalist ha totalmente rinnovato la band riunendo intorno a sé alcuni dei migliori musicisti, nonché compagni di passate avventure, del circuito death metal italiano. Alla chitarra e alla batteria troviamo rispettivamente Daniele Galassi e Alessandro Vagnoni, componenti degli Infernal Poetry, con i quali i Dark Lunacy avevano inciso nel 2002 lo split album Twice, oltre ad Andy Marchini, bassista dei Sadist (che spesso hanno condiviso il palco con la band parmense), e, last but not least, Claudio Cinquegrana, valido chitarrista, già componente di varie tribute bands (Bruce Springsteen, AC/DC e Deep Purple su tutte), che nel suo curriculum vanta anche una data live al fianco di Glenn Hughes durante il tour del 2003.

Weaver of Forgotten, come ha dichiarato il frontman in alcune interviste, è un concept ispirato alla memoria dei defunti: (…) è un viaggio o meglio una preghiera costante in ricordo dei nostri cari. Le persone che hanno fatto parte della nostra vita ed ora che non sono più tra noi, ci mancano terribilmente. Il breve strumentale “Epitaph”, sorretto da archi e flauto, introduce “Archangel’sk”, brano dal riff cadenzato durante il quale la voce alterna la brezza ed il tuono, mentre pianoforte e chitarra solista intrecciano una sotterranea melodia, oscuro presagio di quello che ci attende. Segue “Curtains”, che parte ritmata in stile jungle music per poi esplodere in una sequenza di accordi pesantissimi, anche qui tastiere e solista giocano un ruolo fondamentale, commoventi gli inserti acustici; “Epiclesis” (Invocazione) dall’attacco sinuoso e orientaleggiante con il basso in grande evidenza, il frammento centrale di piano e tastiere è spettacolare, siamo quasi in campo “progressive” e grazie all’uso dei timpani sinfonici si respira una atmosfera da colonna sonora, anche il finale è da brivido.
Violoncello, archi e piano impreziosiscono “Masquerade”, il riff è affilato come una lama, le rullate deflagrano in schegge di tastiera, questo brano, con i suoi cambi di aspetto e direzione, è il più complesso di tutto il disco, pregevole l’assolo in chiusura; “Afraid” è un intermezzo parlato durante il quale una ragazza viene aiutata a ricordare un doloroso evento del passato; “Mood” è malinconica e violenta al tempo stesso. In “Sybir” (Siberia, ancora un omaggio di Mike alla Russia) un treno viaggia immerso nella nebbia ed il suo passeggero è cosciente della destinazione finale, il ritmo è dolente, la musica evocativa. L’inizio acustico e sussurrato di “Snow” concede solo un attimo di riposo, perché la ripartenza è affidata ad un impetuoso ritmo tribale; “Forgotten” è scattante e diretta, anche qui il basso si mette in bella mostra, grandiosa la apertura melodica nel finale; chiude il disco la breve “Weaver”.

Si tratta, in conclusione, di un lavoro cupo, minaccioso, nel quale il furore delle due asce e la disperazione del growl, sono stemperati dai passaggi orchestrali e dagli assoli melodici, tutto è avvolto in un’aurea mistica e melancolica. Sono indiscutibili le doti tecniche e compositive di tutti i componenti e una menzione particolare va ai testi, poetici e metaforici, carichi di immagini forti ed evocative, che denotano un livello di scrittura di gran lunga superiore alla media. Si consiglia un ascolto approfondito, soprattutto a chi non ama particolarmente il growl, perché, una volta superato l’impatto iniziale, la vostra anima scoprirà un capolavoro.

83/100


Michele "Mike Lunacy" Belli: Voce e piano
Daniele Galassi: Chitarra
Alessandro Vagnoni: Batteria
Andy Marchini: Basso
Claudio Cinquegrana: Chitarra

Anno: 2010
Label: Fuel Records
Genere: Symphonic Death Metal

Tracklist:
01. Epitaph
02. Archangel’sk
03. Curtains
04. Epiclesis
05. Masquerade
06. Afraid
07. Mood
08. Sybir
09. Snow
10. Forgotten
11. Weaver

Sul web:
Dark Lunacy
Dark Lunacy @MySpace

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