In questa epoca “malata” abbiamo ancora bisogno di qualcuno che ci racconti una fiaba, utile a farci aprire gli occhi e a metterci in guardia dal mondo reale. Questo è il compito che i baresi U’Papun (termine dialettale per indicare l’uomo nero) si sono accollati realizzando il loro secondo disco Cabron!. La band perfeziona quanto di buono mostrato nel precedente Fiori Innocenti (uscito nel 2011) e arricchisce il proprio stile, riuscita fusione tra rockabilly, reggae, metal e cantautorato colto, con arrangiamenti orchestrali suggestivi che donano profondità e calore alle sonorità dell’album. Cabron! ha il pregio di essere suonato benissimo. I singoli musicisti spaziano tra progressive rock, atmosfere balcaniche, folk e un’altra infinità di generi, lavorando con naturalezza e perizia tecnica su partiture complesse e tempi dispari. Il disco, inoltre, è curato nei minimi dettagli, con effetti sonori e rumori di fondo che spesso accentuano il contesto dei brani. I testi oscuri e dissacranti, interpretati in chiave teatrale ed evocativa dal frontman Alfredo Colella, sono l’ulteriore carta vincente di questo lavoro: “Indiesposto” è una critica feroce alla frenesia di seguire le mode; “Luna” è la narrazione, dal punto di vista del carnefice, di un omicidio di gelosia; “L’abito” è l’agghiacciante descrizione della frustrazione sessuale che “anima” i preti pedofili; mentre le escort nei palazzi del potere sono le protagoniste di “Storia di una disoccupata”, donne che rincorrono, a colpi di bisturi e silicone, l’eterna bellezza, ma che vengono presto soppiantate da ragazze più giovani. Altro gioiello è la riuscita cover di “Io non mi sento italiano” di Giorgio Gaber (artista dall’intuito geniale mai troppo celebrato), fotografia lucida della attuale situazione sociale e politica italiana. Tutte le canzoni di questo piccolo capolavoro sono come “fiabe”, che ci presentano i nuovi “mostri”, ci svelano la realtà nascosta dietro l’ipocrisia e ci fanno prendere coscienza delle storture del mondo moderno, con l’intento finale di educare, far crescere e rassicurare. Paradossale che di questo compito se ne sia fatto carico con il suo ghigno beffardo proprio U’Papun, l’uomo nero delle fiabe. 85/100
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Alfredo Colella: Voce Tracklist: |