Scritto da Fabio "Stanley" Cusano Giovedì 03 Aprile 2008 14:27 Letto : 3310 volte
In pratica Voyager, composto da 9 tracce per un’ora abbondante di musica è un concept album (avventura già intrapresa in passato dai Manilla) dedicato ai vichinghi, che in questa storia sono costretti ad abbandonare i loro territori dopo esserci appena tornati per lottare in favore della libertà di espressione e religione, sulla loro nave chiamata "Voyager". La storia è ben strutturata e le liriche, sempre concrete e limpide ci portano in territori come il Canada e l’Islanda passando per la Groenlandia, terminando il viaggio in Messico, dopo aver combattuto battaglie e vinta la loro guerra. Musicalmente, non siamo di fronte ne ad uno scimmiottamento ne ad un aggiornamento delle sonorità madri della band, ma ad un semplice, roccioso e maestoso epic, dove la voce di Shelton fa da Cicerone passando per vari registri vocali, rendendo il lavoro vario ma allo stesso tempo omogeneo e compatto. Dopo una lunga introduzione che nella narrazione anticipa il tema alla base del disco, arriva subito la prima scheggia con “Frost And Fire”, aperto da un robusto riff di chitarra e sorretto dai colpi frenetici di batteria. La successiva “Tree Of Life” è semplicemente splendida e sicuramente miglior episodio del lotto: 8 minuti di metal di grande atmosfera dove la linea melodica della voce trascina l’ascoltatore verso paesaggi lontani ed evocativi. “Blood Eagle” aperta dall’organo (sempre a cura di Shelton, che in questi disco ha curato anche la produzione, il mixaggio e tutte le parti vocali) arriva fino al secondo minuto, dove poi un basso violentato regge la ritmica e il cantato in growl alternato a clean vocal mostra le due facce dell’opera: aggressivo, ruvido e monolitico a tratti ; melodico, fluido e compatto in altri. Se la title track, aperta da un arpeggio dolce e delicato funge da spartiacque alla raccolta, la successiva “Eye Of Storm”, ancora dall’approccio acustico ed intimista si rivela da subito ballata di grande impatto e ricca di pathos, si prosegue poi con le spigolose “Return…” e “Conquest” per arrivare alla conclusiva “Totenanz..”, che spezza l’ardore e l’impatto dei pezzi arrivati prima per chiudere nei migliori dei modi questo viaggio sonoro. In conclusione, Voyager è l’ennesima uscita di grande rilievo artistico per la MyGraveyard Productions ed ottimo prodotto per i Manilla Road per ripartire alla grande nel music business moderno. Se gli ottimi Christner e Patrick si rivelano più che semplici comprimari, un plauso va a Shelton, personaggio dal talento cristallino e vario, che qui getta le basi per un’opera metallica che in questo 2008 potrebbe rivelarsi ottima sorpresa. Piccolo dubbio soltanto per quanto riguarda la produzione in generale: spesso i suoni sembrano eccessivamente sporchi e le chitarre sovrastaste dalla batteria, ma è constatazione di poco conto nel contesto. "Up the hammers e down the nails! May The Lords of light be with you!" Bentornati. 80/100
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Mark (Shark) Shelton: Voce, chitarra elettrica e acustica, organo Anno: 2008 |