Scritto da Gianluca Livi Sabato 17 Ottobre 2015 15:09
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Scritto da Gianluca Renoffio Sabato 17 Ottobre 2015 14:27
Ascolto in anteprima questo disco di Mezzala (nome d’arte del genovese Michele Bitossi) intitolato “Irrequieto”. Il disco è il secondo episodio della carriera di solista dell’autore ed è pubblicato dall’etichetta The prisoner records (distribuzione Believe digital). |
Scritto da Luca Driol Sabato 17 Ottobre 2015 14:06
Dopo un paio di EP, i torinesi Nova Lumen giungono al debutto con un album che richiama fortemente gli anni ‘80 tramite un synth-pop evocativo e ben costruito. |
Scritto da Gabriele Martelli Mercoledì 14 Ottobre 2015 20:31
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Scritto da Bartolomeo Varchetta Martedì 13 Ottobre 2015 21:26
Estrosa, poliedrica, affascinante, intrigante, geniale, Aziza Mustafa Zadeh è una pianista originaria di Baku (Azerbaijan), figlia d’arte, introdotta alla musica fin dalla tenera età dal padre Vagif, jazzista affermato. Stabilitasi in Germania, dove continua a dedicarsi alla ricerca musicale, supportata anche dalla madre Eliza, cantante lirica, oramai è presente sulla scena jazzistica dal 1991. Album jazz/fusion permeato di melodie caucasiche, questo “Dance of Fire” segue a breve distanza un ottimo primo album solista ed un secondo in trio niente meno che con John Patitucci e Dave Weckl. Per la pubblicazione di questo disco l’artista si è avvalsa della collaborazione di artisti del calibro di Al Di Meola (chitarra), Stanley Clarke (basso) e Omar Hakim (batteria), i cui nomi sono, non a caso, in primo piano sulla copertina dell’album. Le aspettative non sono per nulla disattese e gli artisti coinvolti fanno onore alla loro fama. L’album prende il nome dalla suite iniziale, composta da quattro tracce senza soluzione di continuità dove un Di Meola scoppiettante ed una incisiva Zadeh, fanno a gara tra rocambolesche scale arabeggianti, eseguite a velocità impressionante, spesso proposte tra momenti di dolcezza e calma. Il disco presenta una combinazione di jazz e fusion, amalgamati da uno stile orientale che ne fa un’opera gradevolmente unica, piacevolmente accattivante e, grazie ai suoi esecutori, sempre esaltante. I brani sono un continuo rincorrersi di scale, intervallate da momenti di riflessione, ove giganteggia la Zadeh, che mostra carattere e spessore, cantando peraltro in stile Azerbaijano, riuscendo così nel difficile compito di unire occidente ed oriente. Fuori dagli schemi classici, questo disco merita ascolti ripetuti che sapranno gratificare l'ascoltatore. Tracce Formazione |
Scritto da Daniele Ruggiero Martedì 13 Ottobre 2015 20:43
Portland è un luogo lontano, è il confine di tante emozioni, è un viaggio tra terra e mare, è l'ispirazione di David Ragghianti e dà il nome al suo debutto. ITALIA Tracklist: Formazione: |
Scritto da Valentino Butti Martedì 13 Ottobre 2015 20:18
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Scritto da "Eric" G. Laterza Lunedì 12 Ottobre 2015 13:29
- SCROLL DOWN FOR ENGLISH VERSION - |
Scritto da Gianluca Livi Venerdì 09 Ottobre 2015 21:25
Gli Outlaws sono un gruppo grandioso, forse più valido di gruppi ben più conosciuti. Originari di Tampa, in Florida, sono certamente una delle più alte espressioni dell'hard southern al mondo. |
Scritto da Roberto Cangioli Venerdì 09 Ottobre 2015 21:00
“Broken Branches” è il progetto solista di Livio Lombardo, alias Saint Huck (nome d’arte preso dall’omonima canzone di Nick Cave), già chitarrista e cantante dei Fräulein Alice, band siciliana shoegaze con cui ha registrato nel 2012 l’album "I Love You Lucilia". Da quell’esperienza l’autore ha raccolto alcune atmosfere e si è riappropriato di alcuni brani che erano stati scritti appositamente per quel periodo. Per questo motivo “Broken Branches”, disco maturato in cinque anni (anche se come afferma Saint Huck, è stato registrato a Ragusa quasi in diretta, con la supervisione di Carlo Natoli), risente dell’esperienza pregressa dell’autore sin dal primo “Breaking Branches”, rami spezzati con un passato non molto lontano. Tenui acquarelli armonici che delineano atmosfere rarefatte, in una clima al limitare del sogno. Questa è l’impressione di ritorno ascoltando i 9 episodi che compongono questo primo lavoro firmato Saint Huck; centellinati gli effetti elettronici, che invece lasciano spazio a molta acustica in cui la chitarra, ma anche mandolino e il banjo sono preponderanti, suoni apparentemente puliti si amalgamano ad altri contaminati, distorti e per questo, vivi, come in “The Deepest Sea”, forse il brano più emblematico dell’album. Track list: Credits: |
Scritto da Gabriele Martelli Mercoledì 07 Ottobre 2015 20:38
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