Home Recensioni Masterpiece ZZ Top - Deguello

ZZ Top
Deguello

Era il lontano 1971 quando veniva pubblicato ZZ Top First Album, e sul retro della copertina una frase recitava con molta enfasi qualcosa in merito alla “genuinità” dello sforzo artistico compiuto per la realizzazione del disco, senza sovra incisioni o artifizi di sorta.
Dall’ascolto di quel primo lavoro è infatti chiaramente percepibile la volontà di offrire un prodotto schietto, genuino e per molti versi anche per così dire “rustico”.
Con il passare del tempo e delle incisioni, il trio texano ha poi dato prova negli anni ‘70 di crescita professionale e di raffinatezza, grazie alla realizzazione di una serie di album rock/blues, nei quali la personalizzazione dello stile e gli spigliati arrangiamenti, seppur di riff e ritornelli triti e ritriti, hanno donato loro la notorietà in tutto il globo.

Giunti però negli anni ’80, l’elettronica si è impossessata della musica a tutto tondo e gli ZZ Top non sono riusciti a sottrarsi alla sua seduzione, abbandonando del tutto lo spirito “genuino” che tanto avevano decantato. 
L’album nel quale si notano infatti le prime ed evidenti contaminazioni elettroniche, è intitolato El Loco e risale al 1981, seguito poi a ruota da Eliminator, Afterburner e Recycler, nei quali l’acusticità strumentale è addirittura del tutto abbandonata in favore di sonorità synthetizzate a più non posso.
L’ultimo album invece nel quale è riscontrabile la massima espressione artistica dei barbuti musicisti è intitolato Deguello (dallo spagnolo “Decapitato”), pubblicato nel 1979 e dotato di una copertina di grande effetto, nella quale tre proiettili, su uno sfondo rosso sangue, dilaniano una bandiera bianca, mentre un teschio fumante irrompe sul titolo.

L’incisione è quanto di più dissacrante ed esaltante possa esistere nel mondo del blues, grazie ad una serie di brani tecnicamente eccellenti ed intelligentemente arrangiati, dotati di originalità e allo stesso tempo rispettosi della tradizione.
A rendere ancora più accattivante il lavoro è inoltre l’inusuale ed azzeccata scelta strumentale dei tre musicisti, cimentatisi per l’occasione anche nell’utilizzo dei sassofoni (Gibbons al sax baritono, Hill al sax tenore, Beard al sax alto) a formare il trio “the lone wolf horns”, come essi stessi si definiscono in una delle cover interne che li ritrae in posa plastica con gli ottoni imbracciati.

L’affiatamento dei tre è ai massimi livelli e le soluzioni tecniche ritmiche, seppur semplici, rendono brani come “Lowdown in the street” e “Cheap sunglasses” dei piccoli gioiellini.
Irriverenti e ironici sono “She loves my automobile” e  “Manic mechanic”.
Iconica è “A fool for your stockings”, nella quale la chitarra esalta la quintessenza del blues e contribuisce a definirne i canoni.
Cronologicamente parlando quindi, ultimo album degli ZZ Top prima maniera, a seguito del quale ci si è dovuti arrangiare a suon di batterie elettroniche e fuzzbox.




Billy Gibbons: Chitarra
Dusty Hill: Basso
Frank Beard: Batteria

Anno: 1979
Label: Warner Bros. Records
Genere: Rock / Blues

Tracklist:
01. I Thank You
02. She Loves My Automobile
03. I'm Bad,I'm Nationwide
04. A Fool For Your Stockings
05. Manic Mechanic
06. Dust My Broom
07. Lowdown In The Street
08. Hi Fi Mama
09. Cheap Sunglasses
10. Esther Be The One




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