Album

Paolo Baltaro
The Day After The Night Before

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Scritto da Valentino Butti Mercoledì 08 Marzo 2017 21:53

Noto in ambito progressive per la sua militanza negli Arcansiel, con i quali ha pubblicato due album, Paolo Baltaro consolida la sua carriera solista con il secondo album, “The day after the night before”, che segue di sei anni “Low fare flight to the earth”.

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Julitha Ryan
The Winter Journey

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Scritto da Daniele Ruggiero Domenica 05 Marzo 2017 14:03

É un paesaggio candido e poetico quello descritto dalla musica del secondo album di “Julitha Ryan”.

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Gentle knife
Gentle knife

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Scritto da Bartolomeo Varchetta e Gianluca Livi Venerdì 03 Marzo 2017 21:59

Doppia Recensione a firma di Bartolome Varchetta e Gianluca Livi


Formazione norvegese al debutto, i Gentle Knife sono una band che trae spunto dalle tendenze prog anni '70, senza vantare pretese di innovazione.
L'album omonimo è un concept ipoteticamente ispirato ad ambientazioni boschive, anche se non dal punto di visto sonoro, che invece è la pedissequa riproposizione di quelle che sono state atmosfere tipiche dei King Crimson, dei Van Der Graf Generator e di quei gruppi che hanno fatto del mellotron, dei fiati e degli organi, il proprio marchio di fabbrica.

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Via Lattea
Questa Terra

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Scritto da Max Casali Venerdì 03 Marzo 2017 21:50

C’è poco da stare allegri….preparatevi agli oscurantismi dark-rock dei senesi Via Lattea che, con “Questa Terra” , giungono all’esordio con un disco-invettiva, bello e buono, sulle angherie e storture del mondo e dei suoi illustri e velati dittatori che muovono solo sporchi interessi, infischiandosene presto di tutto versando lacrime di coccodrillo giusto nei primi momenti di tragici accadimenti. Il sestetto interpreta al meglio l’umore che pregna nell’opera. Tanto per gradire, si presentano con “E’ arrivato l’inferno”: un limpido biglietto da visita sulle intenzioni proposte, dove vige un drumming drammatico ed il canto cavernoso e irritato di Giovanni Rafanelli, che ne fa senz’altro un marchio distinguibile. E se “Questa Terra” affonda le lame spettrali sull’ipocrisia con riff elettrici e refrain gagliardo, le tematiche su istantanee di guerra echeggiano con splendide chitarre riverberate e trillate in “Parole d’amore”. L’intento della band non è quello presuntuoso di elargire risposte concrete ma, semmai, di inchiodare le domande sulla memoria per non obliare tutto in quattro e quattr’otto. Magari ci vorrebbe “Un angelo” al fianco per preservarci da certi spunti egoistici e audaci di viaggi di sola andata, con la scellerata conseguenza che, chi resta, può solo sperare e auspicare il ritorno. E’ uno dei brani migliori dell’album, sostenuto da mari di chitarre intense e lacrimanti. E se Berlino è l’ultimo ricordo di un muro abbattuto del passato, nel presente le cose stanno angosciosamente all’opposto: di muri se ne costruiscono a dismisura tra gli uomini, quasi fosse un vanto, un vezzo sociale necessario , dove le linee vocali sono qui più contenute e rassegnate, ma gli accordi echeggiati su tappeto noise-rock di “L’età del muro”, lo rende marcatamente ipnotico e innovativo.

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Fabio Sirna
Orpheus

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Scritto da Cosimo Mongelli Mercoledì 01 Marzo 2017 22:56

Leggera e soffice, come una coltre di piume: è questa l'aria, malinconica ed eterea assieme, che si respira ascoltando le nove tracce strumentali di “Orpheus”, opera prima di Fabio Sirna. Basta una chitarra, al musicista varesino, usata come un pennello su una tavolozza di suoni elettronici, per accompagnarci in un viaggio, nei 45 minuti del disco, in bilico tra ricercatezza e pace interiore. Un viaggio che inizia lentissimo, con l'iniziale “ The memory of the Sea”, ancestrale quanto basta per addentrarci senza timore nei meandri del racconto del compositore.

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Lo straniero
Lo straniero

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Scritto da Max Casali Mercoledì 01 Marzo 2017 22:32

Che il personaggio della copertina sia un campione di parkour, un super-eroe o un visionario di palazzi poco importa a Lo Straniero, quintetto indie-pop che arriva al debutto multi-traccia a due anni dalla nascita. La band ci tiene, piuttosto, a mettere in luce alcune tematiche di vita, che sono crocevia basilari per proseguire sulla retta via e dar luogo a restauri contemplativi. Ma, per attuare tutto questo, il concetto chiave (con le dovute variabili) è quello di distanziare, suddetta ponderazione, il più lontano possibile ed è spiegato benissimo in più episodi come “Rimango qui”, “Nera” o “Jet Lag”, con toni a tratti dinamici, a tratti cupi e severi o con minimali strutture ipnotiche. Interessante l’episodico rimpallo di voce tra Giovanni e Federica che serve a conferire piacevoli diversità d’ascolto. Non sembra davvero una band con pochissimi anni all’attivo poiché hanno nel Dna già una certa malizia nell’offrire, un po’ ovunque, refrain vincenti che richiamano quelli dell’euro-pop anni ’80, con venature dark-wave. Logico che, la voglia di essere innovativi in ogni traccia, conduce ad inciampare con il mantra di “1249 modi”, dall’argomento inconsistente su quante maniere bastano per sentirsi appagati operando nel discernimento dell’anima. Tuttavia, va precisato che Lo Straniero si rialza alla svelta con “Cavalli di carta” , brano dall’iniziale quiete ma poi galoppa (titolo azzeccato!) su frequenze regolari e synth incisivi e bilanciati.

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SoFaKing -SoFaKing

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Scritto da Cosimo Mongelli Mercoledì 01 Marzo 2017 22:18

SoFa King è il nome del progetto del cantante e chitarrista genovese Paolo Pretto. L'album omonimo d'esordio è punto d'arrivo e di partenza assieme, per Paolo, che ha scritto, suonato e registrato nello studio di casa tutte le canzoni del disco nell'inverno del 2015. Le canzoni hanno trovato nuova luce e sfumature, senza intaccarne la natura lo-fi, grazie all'incontro e quindi l'aiuto di Nicola Sannino al basso e a Paolo Tixi alle batterie. “SoFaKing” è un lavoro che, se da una parte non fa gridare al miracolo in quanto originalità, dall'altra risulta davvero gradevole all'ascolto. Un ascolto che si fa via via sempre più spensierato e disincantato, con lo scorrere delle dieci tracce. In bilico tra lo-fi e indie rock ( che talvolta sfocia nel brit pop), sin dai primi secondi del disco e l'opener “So Young” si è calati in atmosfere anni 60, con i Beatles lì in un angolo pronti a suonare “A Hard Day's Night”.

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Mike Oldfield
Return to Ommadawn

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Scritto da Giuseppe Artusi Mercoledì 01 Marzo 2017 21:10

Ommadawn” quarantadue anni dopo. Dubbi e curiosità naturalmente non si contano: era necessario? Era opportuno? Cosa ci si può aspettare da una operazione del genere? Che senso ha?
“Scraping the barrel” dicono gli inglesi: raschiare il barile – è questo il pensiero che, volenti o nolenti, più o meno bendisposti – si affaccia, difficile da cancellare.

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Maxophone
La fabbrica delle nuvole

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Scritto da Valentino Butti Martedì 28 Febbraio 2017 19:39

Anno 2017, appuntamento con la storia. Eh si perché, nel loro piccolo, i Maxophone, la storia del progressive italiano l’hanno fatta e, cosa ancora più sorprendente, con la pubblicazione di un solo album, omonimo, nel lontano 1975, quando secondo molti il fenomeno “prog” era in fase di reflusso irreversibile.

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Neil Young
Peace Trail

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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 27 Febbraio 2017 21:16

Ho già convintamente asserito, recensendo un'altra sua opera discografica, che Neil Young si piega a leggi matematiche ben precise: per un disco molto bello, egli ne pubblica una manciata di livello appena sufficiente e almeno uno, se non due, di tenore scarsissimo (fatta eccezione per i live, invece, che sono invece tutti generalmente apprezzabili).

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