Album

Rh Umornero
Eredi

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Scritto da Max Casali Mercoledì 29 Marzo 2017 20:24

Con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2003 si incise l’epitaffio dei Negrita ; per loro rappresentò un’indubbia svolta commerciale ma, per i fans del primo periodo, un autentico tradimento. Qualcuno li ha perdonati somatizzando il cambio di direzione; altri stanno ancora aspettando che un’altra band possa ricalcare le sonorità graffianti che furono . Ebbene, la buona notizia è che dopo 14 anni l’attesa è finita. Lo affermiamo con netta convinzione, perché ora il passaggio del testimone è raccolto dai pisani RH Umornero con il terzo album “Eredi”: quasi un presagio di quanto detto. E’ uno sguardo grandangolare verso la società attuale che, spesso, tira le somme con le vetrine internettiane, lasciandoci alle spalle non poche perplessità su quanto sia stato (se c’è stato…) raccolto dalla semina delle generazioni che ci han preceduto. “Eredi” è un lavoro sanguigno e curato all’inverosimile con grintosi arrangiamenti che sanno stemperarsi con finezza quando serve e un paio di ballate : “Spiriti “ e “L’imperatrice”, ne danno una prova concreta. I refrain dei 13 pezzi hanno belle ed ariose aperture ed i temi trattati mettono in evidenza l’amore per l’umanità che si è scordata di quanto sia, di per sé perfetta, frutto dell’evoluzione di “Un milardo di anni” oppure andate su “Metalli pesanti” i cui suoni mordaci ed il cantato incisivo marcano lo scossone per svegliarci dal torpore di essere un gregge di pecoroni, che esegue pedissequamente quanto impartito dalla società e dal Web .

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CRNG
Qualcosa a cui credere

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Scritto da Max Casali Mercoledì 29 Marzo 2017 20:18

Neanche un giro completo di calendario ed ecco nuovamente in scena i toscani CRNG col secondo album “Qualcosa a cui credere”, con una sterzata stilistica rispetto all’esordio. Un anno passato a raccogliere un catalogo di umori e somatizzare giudizi misti per poi insediarsi tra le altitudini dell’Abruzzo a contemplare la produzione su versanti alt-rock.

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Captain Mantell
Dirty White King

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Scritto da Daniele Ruggiero Lunedì 27 Marzo 2017 18:05

Nel 1948 il Capitano Thomas F. Mantell Jr., a bordo del suo P-51Ds (Mustang), fu il primo pilota a perdere la vita inseguendo un UFO.

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Windshades
Crucified Dreams

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Scritto da Luca Driol Lunedì 27 Marzo 2017 17:58

Ep d’esordio per la band mantovana Windshades, quintetto che abbraccia sonorità metal classiche, pur non disdegnando qualche innesto più moderno. 

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Il Paradiso degli Orchi
Il Corponauta

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Scritto da Gabriele Martelli Lunedì 27 Marzo 2017 17:47

Dopo una gestazione durata diversi anni, il Paradiso degli Orchi partorisce nel 2016 “Il Corponauta”, un concept album tratto dall’omonimo romanzo di Flavio Emer, che nei suoi quasi 80 minuti intende scandagliare i rapporti metafisici che intercorrono tra il pensiero allo stato puro e il corpo, suo contrario, suo contenitore, suo limite e non solo.

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Taproban
Per Aspera Ad Astra

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Scritto da Valentino Butti Domenica 26 Marzo 2017 20:23

Con una formazione parzialmente rinnovata (il batterista Francesco Pandico, presente comunque in un brano dell’album, è stato sostituito da Ares Andreoni) tornano i Taproban di Gianluca De Rossi (tastiere di ogni tipo e voce) e Roberto Vitelli (basso e chitarre) con il nuovo album “Per aspera ad astra”.

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Alberto Molon
Hanno ragione tutti

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Scritto da Max Casali Venerdì 24 Marzo 2017 19:58

Ci sono artisti che anelano di mischiare le carte compositive per dare un segno distinguibile alla propria musica . E’ chiaro che, insito, c’è il rischio della non immediata fruibilità però, se la formula proposta arriva ad un discreto pubblico d’intenditori, i risultati saranno di notevole fierezza. Candidato a riscuotere questo tipo di consenso è Alberto Molon col suo terzo disco “Hanno ragione tutti”, in quanto la struttura di queste 11 canzoni hanno percorsi che sembrano lineari all’inizio ed invece hanno la capacità di svilupparsi in niente di prevedibile. Arrangiamenti decisamente insoliti e sentimenti che rimpallano dal sorriso alla meditazione, dall’ironia ad una sana malinconia, in un mèlange di cantautorato, pop-rock e sprazzi di soul e blues. L’opener “Avrei voluto essere the Edge” apre con synth autoritari, aspettando un richiamo a riff tipici U2 ( come recita il titolo) , ma è un desiderio che cade nel vuoto, proprio per non risultare scontato. “La storia di un film” è vivace pop-rock con giri di tastiera scanzonati, ideali per una sound-track da grande schermo. “Il mio vicino di casa “ ci accompagna con batteria saltellante in ambientazione astratta prima e sarcastica poi e ciò conferma che il pentagramma è ben shakerato.

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The DusT
The inner side

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Scritto da Bartolomeo Varchetta Lunedì 20 Marzo 2017 22:19

Sesta incisione per i DusT, formazione italiana capitanata da Roberto Grillo (qui la recensione del loro quarto album "Portrait of a change") che, con fare subdolamente intelligente, riesce nel difficile compito di prendere in prestito senza cadere nello scopiazzamento selvaggio.
Non si può esaltare un album che non dice niente di nuovo, né tanto meno si può bocciare se sfrutta talmente bene ed in maniera così diversificata e scaltra le tendenze rock, prog, funky, art-rock, pop e glam-rock delle passate decadi.

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Santacroce
Migras

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Scritto da Max Casali Lunedì 20 Marzo 2017 22:09

Alessio Santacroce, poliedrico artista musicale e letterario, nonché un lodevole attivista di nobili cause umanitarie è, oltremodo, un attento e acuto osservatore delle vicende sociali. E, per denunciare le storture che affliggono il Belpaese, confeziona il primo album solista “Migras”, dopo aver passato un ventennio a pubblicarne quattro con la band che formò: La Quarta Via. Intendete, non un addio al combo ma una salubre e urgente fuga da “eremita”. Elide il nome e tiene soltanto Santacroce per presentarsi al pubblico con l’ugola tagliente e amplificatori a manetta per un granitico rock e pregevole sfumatura cantautorale all’italiana. L’anima del Nostro scalda tosto i motori con “Il gregge” , condita da chitarra grattata qua e là alla Foo Fighters, per condurre ad un sound robusto che conferma anche nella successiva “La notte della Repubblica”, con una notevole intensificazione delle sei corde elettriche. Ma l’indole di Santacroce non sempre ringhia e fibrilla ma piazza tre ballate al momento opportuna: “Clorophille”, in cui duetta con Vanessa Caracciolo, “Bianco muore” dalle tinte fascinose e la splendida “La fiaba dulcamara”, per soli arpeggi acustici di Genesisiana memoria. Ma le sirene in principio di “L’ingiusta fine delle mezze stagioni” è un chiaro segnale che l’armistizio è finito e si riparte a testa bassa col giusto piglio grintoso.

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Ian Anderson
Jethro Tull
The String Quartets

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Scritto da Gianluca Livi Venerdì 17 Marzo 2017 22:41

Dal 2014, Ian Anderson è obbligato a non utilizzare lo storico moniker Jethro Tull, in luogo del quale egli propone la derivativa sigla Jethro Tull's Ian Anderson (sotto cui sono usciti il live "In Iceland" e i due album in studio "Thick as a Brick 2" e "Homo Erraticus").
Pur tuttavia, egli pubblica oggi un disco che pare attribuito alla band, di cui riporta il nome in copertina in via del tutto solitaria.

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