Da sempre personaggio schivo e sfuggente del cantautorato nazionale, Vinicio Capossela aveva un solo modo per tornare sulla cresta dell'onda della "canzonetta" (ma a questa volta non a manovella) nostrana: proponendoci un doppio album di 19 canzoni, una sorta di opera teatrale in musica sul mare, da sempre passione dell'artista italo/tedesco.
Un lavoro profondo e inaccessibile ma dannatamente affascinante e trascinante, con un Capossela che si riduce a narratore di piccoli episodi che possono essere apprezzati solo nella sua completezza e non come singoli episodi. Marinai, profeti e balene è quindi un disco ricco di contenuti, ma scarno nei suoni, spoglio. La voce la fa da cicerone a brevi marcette folk pop arricchite da pianoforte, xilofoni e fiati ma poco altro. La centralità sono le micro storie che compongono la raccolta, citanti miti come il mostro marino "Il Grande Leviatano", passi dal Moby Dick di Herman Melville ("La bianchezza delle balene", tra i brani più intensi mai prodotti da Capossela) e citazioni del giovane marinaio inglese "Lord Jim", personaggio nato sul finire dell'800 dalla penna di Joseph Conrad. L'arte del musicante artigianale si confronta ed ispira quindi ai grandi della letteratura mondiale, in un sodalizio artistico che sembra maturato per lasciare il segno. Pur non potendolo definire un capolavoro nel senso più letterale del termine (un approccio volutamente ostico ne mina la longevità ai meno avvezzi a certe musicalità), Capossela anche nel secondo supporto continua a donare piccole gemme, come nel caso della dissonante filastrocca d'apertura "Goliath", la profonda ballata "Le Pleiadi" e la solare e ballabile "Calipso". Una miriadi di ospiti arricchiscono l'opera, dai Galexico passando da le Sorelle Manetti arrivando alle voci bianchi dei Mitici Agioletti, tutte guestate apparentemente di contorno, ma che non fanno altre che aumentare lo spessore intorno al capitano (come raffigurato nella copertina) e ci consegna un artista che nel nuovo decennio sembra essere più interessato a rappresentarsi come cesellatore di armonie artigianali che al complesso cantautore dei primi anni. Marinai, profeti e balene è in conclusione un full lenght ricco e stratificato, mastodontico nel suo irrompere ma gentile nel suo consumarsi ed esaurirsi, a tratto ricco di quella strampalata genialità tipica di Capossela, in qualche caso arduo da digerire. Se cercavate delle melodie che facessero da perfetta colonna sonora ai vostri lunghi momenti di solitudine a guardare il sole che tramonta sul mare, l'avete trovata. 73/100
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Vinicio Capossela: Voce e pianoforte Anno: 2011 |