La rivisitazione di classici dello storico repertorio progressivo secondo criteri tipici del jazz è un'operazione ormai consolidata e, fino ad ora, anche piuttosto riuscita, peraltro ad opera di diversi ensemble (una manciata dei quali viene proposta in calce). Tra questi, impossibile non citare il pianista spagnolo Jaume Vilaseca che rivisita i Genesis per la seconda volta (la prima nel 2008, sempre per la medesima label) e, nel momento in cui si scrive, pare approssimarsi alla pubblicazione di un terzo capitolo. Pochi i difetti di quest'opera, che si segnala innanzitutto per la presenza di "Supper's Ready" e di un medley dedicato a "The Lamb Lies Down On Broadway" (ben 5 i brani attinti da quest'ultimo, uno dei quali, "Back In NYC", non accreditato nella tracklist), le cui rispettive lunghezze e complesse multi-strutture permettono all'organico di percorrere un range sonoro piuttosto ampio, offrendo con immutata abilità più sottogeneri del jazz, compreso quello da big band, strategicamente collocato in apertura del disco, nonché fugaci sortite nella cultura latino-americana (nella centrale "Willow Farm"). E se alcune riserve possono essere mosse alla cantante Mar Vilaseca che, pur bravissima, sceglie di proporre fedelmente le linee vocali di "Carpet Crawlers", in "Time Table", invece, la sua splendida voce si allinea con gli intenti del trio, cioè navigare cambiando coordinate e direzioni originarie, palesandosi splendidamente infedele allo spartito scritto da Gabriel (quantomeno nella seconda parte del brano), senza mai perdere di efficacia. Monumentale la rivisitazione di "Fountain Of Salmacis", le cui iniziali legnosità ritmiche sono largamente superate nel prosieguo, raro esempio di virtuosismo che mantiene inalterato il suo fascino pur percorrendo soluzioni cervellotiche e repentine. Se ci è permessa una critica, va stigmatizzata la volontà di dedicarsi, con sacrale oltranzismo, al solo repertorio gabrielliano, così ignorando anche perle musicali del periodo post '74. A causa di una atavica e rigida impostazione dalle connotazioni elitarie, i puristi del jazz sono generalmente poco interessati a questo tipo di operazioni, a differenza dei cultori del prog, ben felici di ribadire le origini blasonate dello specifico genere. A costoro, quindi, è caldamente consigliato l'acquisto di questo disco e del citato "Volume I", così come dei seguenti ulteriori titoli, analoghi negli intenti: "Play Me My Song", di Francesco Gazzara, offre uno spaccato dei primi Genesis in bilico tra jazz e musica classica; "Omaggio al Progressive Rock", di Roberto Gatto, rivisita splendidamente anche King Crimson e Pink Floyd; "Songbook Vol. I" e "Songbook Vol. II" (i titoli migliori, tra quelli citati), propongono il repertorio anni '70 e '80 dei King Crimson suonato da una formazione, il Crimson Jazz Trio, capeggiata da Ian Wallace e arricchita anche da Mel Collins nella sua ultima incarnazione. |
Jaume Vilaseca - piano Anno: 2020 Tracklist: |