E' curioso che soltanto oggi si apprenda - proprio leggendo il comunicato stampa che accompagna l'uscita di questo vinile - che Francesco Di Giacomo, poco prima di lasciarci, aveva deciso di abbandonare il Banco del Mutuo Soccorso per dedicarsi alla carriera solista.
Forse è per questo che in questa fatica discografica si possono trovare più tracce di membri del Banco del Mutuo Soccorso rispetto alla sua incarnazione corrente (Maurizio Masi, Alessandro Papotto e Tiziano Ricci vi suonano in diversi brani, mentre Gianni Nocenzi ha seguito il progetto a latere, pur senza imbracciare alcuno strumento). Mi sono accostato a questo disco con molta diffidenza, pervaso dal sospetto che fosse intaccato dal morbo della sopravvalutazione tipica dei lavori postumi, specie di personaggi piuttosto esenti da critiche, come per il caso de quo. Erravo, invece. L'opera non è cantautorale o prog o sperimentale, non è consueta né insolita, non è provocatoria né rassicurante, ma è tutto questo assieme. Si tratta di uno spaccato inaspettatamente meraviglioso caratterizzato da un'eccellenza poetica (a firma di Francesco Di Giacomo) e da una cornice sonora (composta da Paolo Sentinelli), di raro substrato interiore. E' sublime il malinconico intimismo che caratterizza "In quest'aria", "Il senso giusto", "4 parti", "La Parte Mancante", ove sembra affiorino casualmente le influenze rarefatte della Kate Bush più riservata e del Peter Gabriel più riflessivo. Il costrutto melodico di brani come “Insolito” e "Lo stato delle cose", entrambi impreziositi da meravigliosi crescendo strumentali, è talmente perfetto che in qualsiasi edizione di Sanremo i due episodi avrebbero cancellato d'un soffio il migliore dei brani in competizione. Non vorrei apparire blasfemo, ma gli arrangiamenti di questo disco sono talmente validi che il pubblico più integralista, che si ritiene sarà il maggior acquirente del progetto, saprà certamente apprezzare anche le elucubrazioni hi-tech di "Emulà" e i ritmi dance di "Luoghi Comuni", episodi più propriamente progressivi dell'intero progetto. Detto da uno che odia l'una e l'altra compagine sonora, ma che qui è arrivato ad apprezzarle senza riserve, c'è da ritenere che i termini di eccellenza sopra espressi siano da considerarsi piuttosto attendibili. I testi sono al vertice, di difficile assimilazione, talvolta rivoluzionari, altre volte provocatori, spesso commoventi, sempre toccanti e prodromici di attenta riflessione. Ciò vale, e sembra superfluo precisarlo, anche per “Naturalmente”, “Amore non è”, “A certe altezze (ho poco tempo Andrea)”, scritti validissimi sempre firmati dal cantante, stampati nel libretto pur non musicati, forse a causa della prematura scomparsa del Nostro. Questo disco è anche un raro esempio di perfetta commistione tra liriche e sonorità. La caratteristica di alcune risonanze musicali - talvolta, come detto, anche molto inusuali - è incredibilmente sempre testimoniata non soltanto dagli strumenti, sapientemente dosati, ma anche dai versi, in un binomio osmotico di preciso costrutto. E quindi, ad esempio, l'ammutinamento religioso manifestato da Francesco Di Giacomo in "Quanto mi Costa" si percepisce anche nella musicalità sovversiva che fa da sfondo sonoro, pur in termini intimisti. L'unico difetto de “La parte mancante” è che il suo ascolto rende tristi: non è facile ascoltare questo 33 giri senza commuoversi. Ma questo, purtroppo, sapevamo che sarebbe accaduto. |
Francesco Di Giacomo: voce Paolo Sentinelli: piano elettrico, synth e programmazione
Label: Prog/Sprea Editori/SacroMassacro Tracklist |