Il jazz italiano è – per fortuna - vivo e vegeto. Non stiamo pensando ai “grandi mostri”, dai più anziani, Cerri, Intra, Rava, D’Andrea, Pierannunzi, giù giù fino a Rea, Fresu, Bollani e Bosso (tanto per citarne alcuni), comunque musicisti che hanno superato da poco o da un bel po’ i 40 anni di età. Ci riferiamo a quei giovani nati dopo il 1980 o, se volete, i cosiddetti “millennials” che (a parte un certo Francesco Cafiso e pochi altri) non sono stati lanciati ancora nello star system, ma che posseggono già tutte le credenziali per farne parte. Uno di questi è certamente Michele Marini che con il suo Organic Trio ha iniziato la sua carriera solista nel 2014.
Michele Marini nasce a Pistoia nel 1985. Si diploma in clarinetto a Firenze con il maestro Fabio Battistelli nel 2006, ma è il suo primo insegnante Claudio Carboni che, attraverso lo studio di sax e flauto traverso, iniziato giovanissimo, lo porterà ad accostarsi all’improvvisazione jazz. Al 2005 risale il suo primo ingaggio: per il compositore conterraneo Riccardo Tesi (che è sopite in questo disco e la cui presentazione dell’album “Cameristico”, a cui ha partecipato anche Marini potete leggere qui) prende parte alle registrazioni del film “Liscio” di Claudio Antonini. Oltre ad aver suonato nel 2009 nella prestigiosa “Vienna Art Orchestra” in qualità di clarinetto solista, ha collaborato a fianco di illustri musicisti tra i quali Maurizio Geri, Ellade Bandini, Gabriele Mirabassi e Fabrizio Bosso. Protagonista indiscusso dell’Organic Trio di Marini è l’organo (stiamo parlando ovviamente dell’Hammond), che suona Lorenzo Frati, amico di infanzia di Michele e altrettanto studente di jazz fin dalla giovane età (laureato in Musicologia, insegna presso l’associazione musicale ARTES di Prato). A completare l’ensemble è il batterista napoletano Emiliano Barrella, laureatosi in “musica jazz” al Conservatorio Giacomo Puccini di La Spezia; ha collaborato tra l’altro con Dado Moroni, Riccardo Arrighini, Joe Amoruso e Maurizio Giammarco. Attraverso le composizioni originali scritte da Marini e Frati, l’album ci accompagna in paesaggi sonori dal sapore internazionale: ritmi e soluzioni che potrebbero ispirarsi a Rio (“Midnight Samba”) come a Napoli o alla casa in periferia di Pistoia che ha visto crescere Michele e Lorenzo (“My Old Home”). In questo “Change Mood” (titolo emblematico) c’è il jazz, lo swing (“Minor Fourth”), la fusion (“Springwalk”) che si amalgamano alle disincantate atmosfere mediterranee rese più evidenti dall’organetto diatonico di Riccardo Tesi (“Miraggio” e “Arabico”). Oltre al già citato Tesi nel disco sono ospiti Gianluca Belpassi, presente con la sua chitarra solista in più tracce, conferisce un tocco di jazz d’oltre oceano al disco (sua la già citata “Minor Fourth”) e il fisarmonicista Daniele Donadelli, con il quale il trio ci regala un bell’episodio di valzer musette alla Richard Galliano (“Dania’s Waltz”). Composizioni variegate e originali dunque, oltre ad un tributo doveroso nei confronti di John Coltrane (“Equinox”), fanno di “Change Mood” uno dei dischi italiani più interessanti per una formazione al suo debutto. |
Michele Marini: sax, clarinetto Anno: 2014 |