A due anni dall’uscita di Summer Echoes torna Sin Fang, alias il genietto islandese Sindri Már Sigfússon, altresì conosciuto per essere il leader dei Seabear. Seppur un prosieguo del precedente lavoro, questo Flowers (pubblicato dall’etichetta berlinese Morr Music, così come i precedenti album solisti e della sua band), si tuffa in un oceano ancora più vasto e profondo, sempre in bilico tra folk, impressionismo, pop e bizzarria, ma con molti più colori sulla tavolozza, a partire dalla copertina, con un primo piano del nostro con un’improbabile quanto accattivante barba floreale. Incontrare lungo il cammino Alex Somers, produttore e metà del cielo del leader dei Sigur Ros, Jónsi, non è stato un caso. Le atmosfere sognanti di Sindri si avvicinano da sempre a quelle dei celebri compatrioti, almeno degli esordi. L’Islanda è piccola, i musicisti mormorano ed ecco il sodalizio. Una manna dal cielo per chi ha suonato e prodotto i suoi lavori sempre da solo. Una manna dal cielo che ha regalato la cornice perfetta ad uno splendido quadro. Un quadro gioioso, spensierato e fanciullesco, sin dalla prima traccia, Young boys: rumori frantumati, cori, voci ed echi cesellati alla perfezione da un quartetto d’archi (presente in tutto l’album) e la voce di Sindri. E' una geometria bizzarra di suoni che continua anche nella successiva What’s Wrong With Your Eyes: pop contaminato e aggraziato da fiati e violini che, sul più bello, si dissolvono e lasciano l’ascoltatore quasi frustrato per il mancato epilogo. Ma ciò che viene dopo riappacifica il cuore e cancella qualsiasi altra cosa dalla mente: Look At The Light è una meraviglia araldica, una solenne e delicata marcia scandita dal rullante, con archi e trombe a fare da protagonisti. Un inganno malinconico che in realtà lascia un sapore dolce in bocca e un sorriso idiota. Sunbeam, piccolo gioiello folk islandese in salsa garage rock, apre le danze ad un altro momento onirico del disco, Feel See, il cui inizio è una passeggiata nei boschi, immersi nella quiete e nei violini. La voce di Sindri è come provenisse dall’alto, dalle nuvole, raccontando l’amore, sussurrando la bellezza, cantando la tranquillità. Non disturbano affatto gli screzi elettronici che fanno capolino e l'implodere della batteria che, nel finale, sfocia in una scherzosa marcia. Sindri canta l’amore ma anche la rabbia e See ribs ne è una parentesi. Rabbia nelle chitarre elettriche e nelle parole (“sai che odio te e tutti i tuoi amici / sai che odio te e tutti i tuoi problemi“), rabbia che poi sfuma. Con Catcher è tutto dimenticato. Rimane per qualche istante la chitarra elettrica della precedente canzone ma poi è il pianoforte ad irrompere. Ritornano i violini, le trombe, i cori strambi, la batteria marziale e ci siede ad aspettare che sorga il sole. E una bizzarra filastrocca è il modo migliore per inizare un nuovo giorno. Il nonsense di Everything Alright è il preambolo alla malinconia di Not enough (“sai cosa vuol dire aver paura di addormentarsi. Ho avuto paura sin dal giorno in cui sono nato”) ma si chiude con il sorriso e il buon umore.In Weird Heart, l’orchestra e la batteria tessono una graziosa favoletta pop di un disco tanto breve quanto spensierato e grazioso. |
Sindri Már Sigfússon : piano, chitarra e voce Anno: 2013 |