Nonostante tutto, “Satellites” si muove ancora parzialmente verso i vecchi binari, mentre già la successiva e bellissima “Nowheres Nigh” accentua un refrain irresistibile, ma di chiaro stampo pop. “Mount Misery” lavora molto sulle distorsioni di chitarra (con tanto di accompagnamento ritmico della Lipstate molto incisivo) e su un tappeto flebile di note a flusso continuo, dove però mancano spunti e accelerazioni che solo 12 mesi fa probabilmente avrebbero reso questo pezzo una gemma. Perso di vista Joe Wong, che spesso si riduce al mero accompagnamento (sentire “The Ceasing Now”, che se fosse durata la metà sarebbe stata anche interessante), va detto che l’altra parte della ritmica, cioè il basso Warshaw spesso pare proprio scomparire dalla scena, sommerso dalle cascate di synth che spesso ridicolizza le abilità tecniche dei nostri. La voce di Dan Friel invece è sempre evocativa e trascinante, come nel bel ritornello di “Wedding In A Westland”, che precede la psichedelica, sognante ed eterea “Prefix Free”. Chiude la raccolta “Solemn Show World”, scheggia post-punk che trova il suo apice nel caotico finale, con la sovrapposizione di tutta la strumentazione della band: dal muro delle due chitarre passando alle incalzanti tastiere arrivando agli inserimenti di synth (questa volta azzeccatissimi). In pratica, questo Receivers risulta come un lavoro di transizione (quanto meno questa è la speranza), dove il gruppo ha cercato un’affinità compositiva col nuovo membro sfavorendo l’attitudine casinista degli esordi perfettamente espressa nel più volte citato Mapmaker (non l’avete ancora sentito? Cosa aspettate?) permeando la loro proposta di suoni sì più variegati ma che spesso finiscono per perdere l’effetto sorpresa. Un buon disco, ma questo è il problema. Da loro, ci aspettiamo di più. 70/100
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Dan Friel: Voce, tastiere e chitarre Anno: 2008 |