72 secondi di sax, supportati da un rullante di batteria sussurrato e qualche suono ad arricchire, e niente più.
Basterebbe già quest'attimo per emozionarsi, ricordare ed elogiare LeRoi Moore, storico membro della Dave Matthews Band, deceduto il 18 agosto dello scorso anno e mai dimenticato dalla combriccola, che gli ha voluto rendere onore facendogli aprire il l'album. Nonostante la sofferenza per la scomparsa però, la band di Charlottesville non si è voluta fermare, anzi, dopo questa scomparsa sono voluti ripartire più determinati di prima ed hanno realizzato grazie a questo Big Whiskey and the GrooGrux King uno dei loro migliori full lenght di ormai una ventennale carriera. Perchè una perdita fa soffrire e riflettere, ma fortifica. Non c'è tempo però per rimpiangere, quindi si va avanti con una bella esibizioni di muscoli col Crossover di "Shake Me Like a Monkey" (un brano come i Red Hot Chili Peppers non compongono da almeno 10 anni) seguita dal solare Rock melodico di "Funny the Way it is", che dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno che David Johns Matthews e co. siano ancora una delle migliori jam band che l'America ci abbia regalato nelle ultime 2 decadi. L'equilibrio alla base della loro musica è sempre quello, un compromesso tra composizioni più libere e senza vincoli commerciali contrapposta a refrain da classifica e pregevoli inserti Pop perfetti per MTV ("You & Me", la soffice e sussurrata ballata "Lying in the Hands of God" sono due esempi in tal senso); ma quello che non manca alla band sono il cuore ed una cura maniacale per gli arrangiamenti, a volte anche orchestrali come nella splendida "Squirm", una delle canzoni più belle composte nel 2009. Prodotto da Rob Cavallo, uno che ha portato ai vertici delle classifiche mondiali realtà come Green Day e My Chemical Romance e finito di comporre a New Orleans, la patria del Jazz Big Whiskey and the GrooGrux King è un piccolo capolavoro di stili e colori, di sfaccettature comprensibili solo dopo svariati ascolti (e di buoni motivi per risentirlo ce ne sono molti), dove la parola filter è stata bannata dal taccuino della band ed è cosi che anche pezzi come la complessa e strutturalmente impegnativa "Spaceman", "Alligator Pie" dove tra banjo e ritmi Blues per un momento sembra di sentire i Creedence Clearwater Revival oppure "Baby Blues", lento sorretto da archi e la chitarra acustica appena pizzicata fanno gridare al miracolo e ci consentono di promuovere con un voto altissimo questa uscita. In sede promozionale, Dave Matthews ha detto ad un giornalista: "E’ un disco buono. Se non ti piace, fratello, è un problema tuo!", rispondendo orgoglioso a chi lo voleva punzecchiare. E come dargli torto, ma questo non è solo un disco buono, ma ottimo. Sta a voi adesso, continuare a snobbarli (ed in Italia sono ancora in molti) oppure decidere di farvi immergere nel variegato mondo della Dave Matthews Band, che a tratti sembra essere come le montagne russe, col picchi emotivi davvero sensazionali. Il dolore fortifica, fa rialzare al testa e ti fa correre più veloce e coordinato di prima. 86/100
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David Johns Matthews: Voce e chitarra acustica Anno: 2009 |