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Richie Kotzen
The Return Of Mother Head’s Family Reunion

Richie Kotzen è uno dei chitarristi più prolifici del rock moderno, con più di 20 album pubblicati dal 1989 ad oggi, quando col suo debutto omonimo diventò il nuovo next big thing rock per le sue ottime doti alle sei corde e per quella voce a metà strada tra Glenn Hughes e Chris Cornell. A gli inizi dei 90’ fece riemergere i Poison suonando nel loro Native Tongue; sul finire della stessa decade si aggregò ai Mr.Big dopo l’abbandono di Paul Gilbert per una manciata di LP e nel 1996 sali’ sul palco insieme a T.M. Stevens a New York per un tributo ai Deep Purple, intonando un’incendiaria “Smoke On The Water”.
Un curriculum niente male insomma, che adesso va ad arricchirsi di un’altra perla, questo The Return Of Mother Head’s Family Reunion che rimanda sin dal titolo ad uno dei suoi dischi più famosi e successore dell’interlocutorio Into The Black, pieno zeppo di pezzi spirituali dove il nostro buon Richie si impegnò più a scimmiottare il già citato ex singer di Soundgarden e Audioslave anziché “maltrattare” voce e chitarra.

Le 12 tracce qui analizzate, sono per fortuna non solo un ritorno alle origini, ma anche un aggiornamento delle sonorità tanto amate dal guitar hero statunitense, con cavalcate hard rock che si mescolano a ballate soul con intermezzi funk e sul finale anche un (involontario?) tributo ai Wheater Report con qualche spruzzatina qua e là di southern.
La prima “spallata” del disco viene data con “Go Faster”, singolo di lancio ed un tributo alla scuola hard britannica dei primi anni ’70, un pezzo di adrenalina pura che concentra tutta la sua carica in meno di 3 minuti.
Con “Feed My Head” Kotzen invece si appropria di un blues funky ruvido e coinvolgente, dove la sua voce la fa da padrona; nella splendida “Fooled Again” si raggiungono anche toni più epici nel ritornello, ricchi di archi sintetici ed un chorus entusiasmante, che a metà pezzo dona all’ascoltatore un lunghissimo assolo che sembra venire fuori dall’anima, non da una chitarra.
Dura ben 8 minuti, ma sembrano scorrere velocissimi nel suo distribuire emozioni incontenibili. Splendida anche “You’re Crazy”, forte dei rintocchi del pianoforte: questa volta il buon Kotzen si rende più confidenziale e sensuale nella melodia che cresce nel finale sempre più vibrante e sostenuta. Altra ballad buona, ma forse rovinata questa volta da un mixaggio troppo patinato, è “Chase It” ,dal taglio natalizio ed in linea con la miglior tradizione AOR di metà anni ’80.
Un disco ricco insomma, pieno di buone idee ottimamente confezionate: niente a livello produttivo viene lasciato al caso, nemmeno l’artwork, molto vintage sin dalla grafica. Altro punto di merito va alla scelta dei musicisti, in perfetta sintonia con la forte personalità dell’ex ragazzo prodigio e che viene perfettamente testimoniata in “Do It Yourself” e nella successiva “Dust”, dove le corde vocali di Kotzen raggiungono vette molto alte per una canzone che calzerebbe a pennello per l’ultimo Chris Cornell (si, ancora lui).
Più di atmosfera invece il finale del disco, con blues lenti ed ottimamente suonati come “Faith”, oppure funk epidermici come “You Know That”.
Ma la vera sorpresa arriva, come accennato all’inizio, solo alla fine del tutto, con “Satellite”, eccellente esempio di eclettismo musicale e di creatività messo in atto da tutta la band, per quello che sembra un tributo ai Wheater Report (chissà se Joe Zawinul era già in paradiso quando è stato scritto il pezzo), riuscitissimo e che pone la parola fine a questo grande ritorno. Ottimo.

88/100


Richie Kotzen: Voce e chitarra
Arlan Schierbaum: Tastiere e pianoforte
Virgil Mc Koy: Basso
Franklin Vanderbilt: Batteria e percussioni
August Kotzen: Seconda voce e cori

Anno: 2007
Label: Headrom Inc.
Genere: Hard Rock\ Blues\ Funk

Tracklist:
01. Go Faster
02. You Know That
03. Fooled Again
04. Faith
05. Bad Things
06. Dust
07. Chase It
08. Do It Yourself
09. You're Crazy
10. Feed My Head
11. Can You Feel It
12. Drift (demo version - european bonus track)

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