Avere a che fare con un disco degli Slayer è sempre rischioso. Una questione spinosa da affrontare col massimo dell’attenzione. “Christ Illusion” vale senz’altro il prezzo dell’acquisto.
Fattori imprescindibili fanno di quest’album una sorta di masterpiece, qualcosa che nella discografia di un metalhead non può assolutamente mancare, sia perché vede il ritorno in studio della formazione storica, sia perché si tratta di un disco davvero ben suonato. Questo però, consentitemi di dirlo, non è una novità. Ci sarebbe piuttosto da meravigliarsi del contrario. In quest’ultima fatica del leggendario quartetto troviamo un solo brano destinato realmente all’immortalità, che si intitola “cult”, manco a farlo apposta. Un brano dalla violenza sublime. Tutto il resto merita una recensione a parte, perché è un disco che assume valenze diverse a seconda di chi lo ascolta. A me personalmente è piaciuto moltissimo ma non posso esimermi dall’indicarvi quelle che sono le caratteristiche controverse e che, volenti o nolenti, caratterizzano “Christ Illusion” in maniera peculiare. Troviamo infatti elementi caratteristici del sound alla vecchia maniera, quello per intenderci che ha caratterizzato tutto il metal estremo e che ha fatto scuola anche per quanto concerne l’hardcore e con ogni probabilità anche il nu-metal. Quel riffing violento che in pochi album è stato capace di scrivere la bibbia della musica estrema e che qui ritroviamo in brani come “Flesh Storm”, “Consfearacy” e nella già citata”Cult”, che si alternano però a momenti meno votati alla velocità quanto piuttosto a riffing più cadenzati, che se non sono assimilabili al nu-metal poco ci manca. Ricordano i migliori brani dell’era Hanneman, questo per alcuni sarà un bene mentre per i portabandiera del metal estremo sarà una sorta di compromesso tra nuovo e vecchio suond, un tentativo di mettere d’accordo tutti che, aldilà dei dibattiti che sfoceranno in seguito al suo ascolto, nulla toglie a quello che è il valore reale dell’album. Una considerazione importante va fatta anche alla luce del fatto che in questo disco emerge una compattezza straordinaria tra i quattro membri della band. Il ritorno di Dave Lombardo, se qualcuno ne dubitava, conferisce al disco quel tocco in più che per troppo tempo è venuto a mancare nella dimensione studio della band. Se a questo aggiungete lo scandalo che brani come “Jihad”, ispirato a tematiche relative a politica e religione, sono destinati a destare nell’opinione pubblica, abbiamo praticamente ottenuto un album destinato e divenire un classico. “Christ Illusion”: troppo poliedrico per poter essere assimilato alla prima produzione della band e troppo bello per poter essere paragonato a trascorsi più recenti. Comunque un album degno degli Slayer. |
Tom Araya: Voce e basso Anno: 2006 |