La David Cross Band è il marchio con cui David Cross, storico violinista dei King Crimson nel periodo d’oro di “Red”, ha fatto uscire alcuni dei suoi dischi solisti a partire dal lontano 2005. “Ice blue Silver sky” è l’ultimo di questi, pubblicato nel 2024 per l’etichetta Noisy Records.
Compagni di viaggio i fidati Jinian Wilde alla voce e chitarre, Mick Paul al basso e Steve Roberts alla batteria. Ospite d’eccezione un altro mostro sacro del progressive storico, quel David Jackson che ha contribuito a rendere grandi i Van Der Graaf Generator con i suoi fiati e qui impegnato in alcune tracce al caro sassofono ed al flauto. L’album contiene 7 brani tra inediti e cover di pezzi reinterpretati, presi sia da precedenti dischi della band che dal paniere King Crimson. A detta dello stesso Cross, il concept da cui è scaturito l’album risiede nella volontà di fare un’opera che fosse rappresentativa del modo di vivere di tutti i giorni della band: "l'idea era di mettere in primo piano le personalità dei musicisti il più possibile. Abbiamo registrato una conversazione a quattro che discuteva delle nostre vite e della nostra musica e poi l'abbiamo usata come base per intermezzi e interruzioni all'interno e tra le canzoni". Questo miscuglio di musica e parole ha prodotto un lavoro molto vissuto e personale. La costruzione armonica di brani poggia su un power-metal ingentilito da prolungati e riuscitissimi introduzioni ed intermezzi di sapore prog classico, molto melodici e accattivanti, con il violino di David che duetta magistralmente con la chitarra di Wilde ed i fiati di Jackson. La robusta sezione ritmica, poi, riesce a mantenere in careggiata i saliscendi sonori con una applicazione attenta ed allo stesso tempo proattiva. Si parte con “Nurse Insane”: un'armonizzazione vocale introduce l’incedere del violino con le voci dei membri della band in sottofondo. E poi lo scoppio heavy con batteria e chitarra che sembrano prese direttamente da una session dei Metallica in una rapidissima rincorsa verso le variazioni melodiche che cesellano il brano. Non si ha tempo di lasciarsi alle spalle l'ascolto ed ecco incombere la successiva ”Calamity”, una fiabesca ballad con arpeggio di chitarra e flauto sorretti da una batteria variegata dove piatti e rullanti sono in primo piano. Anche questo brano cresce poi piano piano con intermezzi solistici di assoli di chitarra ed un riff in controtempo che fanno da contrappunto alla melodia canora. Bello il finale in cui interviene ancora il violino che sembra lasciarsi andare ed improvvisare dopo l’ingabbiamento nell’edificio sonoro precedente. Altra ballad, questa volta inedita, la successiva “Nowhere” che vede il prezioso contributo di Jackson a dare spessore ad un brano che avrebbe potuto essere accantonato come troppo “dolciastro” per lo standard dell’album. Un andamento jazzato, con rimembranze gabrielliane, che sfocia in “Exiles”, prima cover dei King Crimson. Una reinterpretazione che trovo solida pur avendola affrontata senza troppe aspettative, visto l’originale. Intro maestosa con la voce cristallina di Wilde a cavalcare gli archi e l’elettronica di sottofondo al violino di Cross. Bella anche la chitarra che prima gioca sulle armoniche con sonorità inusuali per l’originale per poi accendersi in assoli dal gusto puramente rock stimolati dall’intervenire di basso e batteria. Ben riuscito, così come eccellente è la reinterpretazione della seconda cover dei King Crimson, la conclusiva “Starless”. Il brano, pur senza essere stravolto rispetto all’originale, riesce ad avere una freschezza di suoni e di timbri che lo fanno risultare più “quadrato”, più adatto ai gusti moderni (se possibile). Parte in modo quasi psichedelico per arrivare disordinatamente al tema principale, qui proposto dal violino anziché dall’usuale chitarra frippiana. Interessantissimo anche il gioco del parlato all’interno del brano che diventa una traccia sovrapposta e complementare alle altre, perfettamente in linea con il tono intimista e confidenziale che permea tutto il disco e di fatto collante per gli episodi più hard. Fantastico. Ma prima di arrivare a “Starless” non sono da dimenticare “Karma Gain” e “Over Your Shoulder”, la prima ancora con un background jazz contaminato da venature di blues e folk soprattutto nel cantato (una unione di voci amalgamate alla perfezione in puro gusto Abba/Bee Gees) mentre la seconda è costruita in perfetto stile rock-jazz-fusion crimsoniano e fa da apripista naturale alla già citata traccia conclusiva. Un bel disco per un'ottima band che unisce talento e gusto. In genere faccio fatica a seguire gli episodi solisti proposti delle mille defezioni dalle band prog che amo, ma in questi caso devo dire che l’errore è tutto mio. Da ascoltare assolutamente.
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David Cross: violin Jinian Wilde: lead vocal, guitar, flute (track 2 and 4) Mick Paul: bass, backing vocals Steve Roberts: drums guest David Jackson: saxphones and whistle (track 3 and 5)
Pubblicazione: 2024 Label: Noisy Records Genere: heavy-prog
tracklist 1. Nurse insane (5:18) 2. Calamity (9:50) 3. Nowhere (7:48) 4. Exiles (14:51) 5. Karma gain (5:32) 6. Over your shoulder (5:26) 7. Starless (14:04)
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