Progetto ruotante attorno al talento indiscusso di Claudio Milano, i NichelOdeon tornano alla ribalta con il nuovo album "Quigyat" realizzato con la collaborazione dell'artista elettronico borda (Teo Ravelli). Chi si aspettava un qualsivoglia ammiccamento al mainstream o una maggiore intercessione verso un'utenza più ampia, puo' tranquillamente glissare questo disco. Claudio, dotato di una voce sullo stesso livello di maestri quali Demetrio Stratos, Giuni Russo, Cathy Berberian, Mike Patton, Meredith Monk, Joan La Barbara e Phil Minton, non intende vendersi alle bieche leggi del mercato e continua a sfornare prodotti di qualità eccelsa improntati sullo sperimentalismo, l'innovazione, il progressive e le atmosfere che richiamano il teatro d'avanguardia. Quigyat non tradisce minimamente le attese ed è un'opera concepita per la definizione di una forma di recital contemporaneo denominato A.N.F.O.R.E. (A New Form of European Recital). Le voci sono state registrate dal vivo a Stradella, in provincia di Pavia, nel settembre 2023; si trattava di uno spettacolo con monologhi, mimo, abstract painting e musica. Come un abito di pregio indossato da una donna attraente, gli artisti che hanno partecipato a questo lavoro hanno adornato l'impareggiabile vocalism di Claudio con raffinate tessiture sonore avanguardistiche concepite in studio e con l'ausilio dell'elettronica. Il critico Luigi Pestalozza, biografo di Luigi Nono, definisce tutto ciò come il frutto di ricerca per la produzione di armamenti. L'insensatezza umana che ricorre indefessamente alla guerra per imporre i propri ideali e le proprie necessità espansionistiche, noncurante di disseminare morte e distruzione, viene trasfigurata e deformata dall'espressionismo orrorifico che esplode in brani come "Alla Statua dei Martiri di Gorla", "Malamore e la Luna" (tra i migliori contenuti in "Quigyat" per la performance vocale di Claudio) e la conclusiva "Ciò che Rimane". L'invocazione/lamentazione siberiana dell'inquietante title track e l'esplosione elettrica post-metal, posta nella sezione centrale della celeberrima "Lòs Pàjaros Perdidos" di Astor Piazzolla ed in aperto contrasto con l'andamento dolce del pezzo, sono una sferzata in pieno viso alle orride produzioni musicali contemporanee generate senza alcun sentimento. L'incedere è triste, apparentemente senza speranza, un grido disperato che invoca pace e amore. In lontananza si intravede una nuova alba. |
Francesca Badalini - piano Anno: 2024 1. Quigyat (Little Symphony for Frozen Soldiers)
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