La band capitolina dei Black Motel Six si è formata nel 2009 per volontà di Federico Carradini. Ha all'attivo il valido EP "For a Long Time", composto di sei tracce e rilasciato nel 2014, e l'apprezzato debut album "Everything in its Place", risalente al 2016. Il quartetto ha ora finalmente pubblicato un disco nuovo di zecca che prosegue sulla falsa riga dei lavori precedenti, denotando una migliore maturità compositiva e proponendo una musica che ricerca indefessamente la via della personalizzazione. Il genere proposto è un groove metal molto deciso, diretto e senza soverchie concessioni di sorta. Gli amanti dei Pantera, Machine Haed, Lamb of God e Gojira apprezzeranno senz'altro quest'album poderoso, ben strutturato e che non evidenzia cali di tensione nemmeno a cercarli con il lanternino. La band si presenta al cospetto del panorama metal in una forma smagliante: il vocalism di Stefano è perfettamente a suo agio sia nelle parti più dirompenti che in quelle più inclini alla melodia, la sezione ritmica è potente come lo stile prescelto impone e le parti di chitarra di Marco sono ispirate e tese alla ricerca di suoni meno scontati. E' palese che il gruppo voglia imporsi attraverso le loro emozioni e le loro idee, distaccandosi da certi cliché troppo sfruttati. Un'evoluzione che in un certo qual modo trova la sua consacrazione nel brano "Angel" impreziosito dall'assolo di Mark Holcomb dei Periphery. Da menzionare l'artwork della copertina, concepito da Luca Martino, che incarna perfettamente la tematica dell'album basata sui crollo dei pilastri che sostengono l'umanità e ciò che rimane è quanto stilizzato si ammira in copertina. Una formazione interessante e da seguire che sa dare il meglio nel corso delle loro adrenaliniche esibizioni dal vivo. Non resta che andare ad ammirarli scatenandosi in un pogo pazzesco!| |
Stefano Calabrese: Voce
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