La one man band polacca Zørorm, ruotante attorno all’estro di Moloch, torna in auge dopo otto anni, allontanandosi un po' dall’’elettronica per abbracciare un black metal melodico più ortodosso aperto, però, a sonorità oculatamente diversificate. The Monolith è il titolo del loro quarto album che segue cronologicamente Corpus Hermeticum. L’approccio iniziale doomeggiante della title track è carico di pathos e preconizza il susseguente assalto all’arma bianca: la devastazione sonora è totale, ma lascia spazio a pregevoli assolo di chitarra non proprio consueti nel genere. E’ un segno palese dell’eterogeneità che caratterizza questa loro fatica discografica. Si prosegue con la violenta Downward Spiral che a un certo punto si stempera in un’armonia melodica di grande effetto; il pezzo camaleonticamente cambia forma e assume toni epicicheggianti, concludendosi con una cacofonia sonora creata ad arte dalla sei corde di Moloch. L’inquietante Hollow comincia pacatamente: non v’illudete! Il brano assume presto contorni aggressivi e malefici con una splendida performance della sezione ritmica; dopo una pacata sezione centrale, si riprende alla grande con un andamento più sostenuto. I Have No Mouth And I Must Scream pone in risalto l’ugola stridula e arcigna del singer; il tema portante è tra i migliori del lotto. Poi, ancora linee musicali delicate a dettare legge e quasi non sembra di stare ad ascoltare una formazione dedita al black, per poi essere smentiti dal ritmo forsennato della batteria accompagnato da grezze chitarre che riporta tutto al canovaccio principale. La gelida The Pentagram ha un interessante incedere per poi esplodere in un azzeccato tema portante dominato dalla chitarra. Un tetro arpeggio da l’input a Return To Nothinglass che si stempera in una cadenza ragionata e parimenti efficace, aumentando i giri fino all’esplosivo finale. Ancora un valido songwriting caratterizza l’ottima Per Aspera, Ad Astra, aggressiva, ma mai caotica sempre alla ricerca di un equilibrio sonoro che la rende intrigante. Il disco si conclude con Enter The Void in cui un suono di chitarra angosciante da la stura a un doom marcio e malefico; l’atmosfera sale d’intensità fino ad arrivare a una ritmica quasi marziale. Un album bellissimo, moderno e potente che dimostra che il black può mutare forma e risultare meno monocorde di quanto, a torto, molti benpensanti ritengono. |
Moloch – vocals, bass & guitar
Anno: 2023
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