Giunta all’ottavo album in studio, la band di Birmingham effettua un’ulteriore sterzata stilistica, pronta a confrontarsi, con buoni risultati, con un nuovo percorso evolutivo. L’inserimento nella line up del producer Benjamin John Power, ovvero Blanck Mass, prima solo collaboratore del gruppo, imprime al sound una marcia in più caratterizzata da sequenze elettroniche e da influenze darkwave, synthwave anni ’80, industrial rock, e in generale di Electronic Body Music. Il titolo del disco fa palese riferimento proprio all’Electronic Body Music (EBM) ma la band gioca nell’impiego di questa sigla che permette anche una diversa decifrazione, come acronimo del nome della band con il nuovo acquisto, come “Editors + Blanck Mass”. Gli Editors riescono a rendere omogenea la pasta sonora fatta di sequencers, sintetizzatori e chitarre e fondamentale è la coesione ritmica fra le linee elettroniche e la batteria di Edward Lay, che dà al sound complessivo maggiore compattezza e che, pur mantenendone la direzione “pop”, sterza la direzione della band verso una dimensione più rockeggiante. Ma la “spinta” e il carattere che emergono nei brani di “EBM” si basano su un uso intelligente, anche se in parte volutamente “retrò”, dell’elettronica da parte di Blanck Mass che ha sempre caratterizzato i suoi lavori solistici con suoni industriali e scuri con i quali sembra avvolgere il timbro complessivo della band. Il risultato complessivo resta, nell’insieme, parzialmente derivativo, emergono, rilevanti, influenze anni ’80, dai New Order agli Ultravox, dai Front 242 ai DAF, ma la coesione stilistica che ne deriva permette agli Editors di guardare anche in avanti verso possibili nuovi sviluppi. È essenziale, per gruppi indie-rock come gli Editors, quando si confrontano con i suoni elettronici, avere a che fare con producers che abbiano una direzione sonora e un’identità in grado di orientare il suono complessivo del gruppo e Benjamin John Power sembra incarnare correttamente questo compito. I brani sfruttano il respiro “dance” offerto dalle basslines e dai sequencers e sfondano spesso la durata della forma canzone arrivando a punte di 7 minuti e 50 come avviene in “Kiss”. Ma le lunghe “code” non rappresentano un elemento negativo, anzi, permettono di sviluppare momenti ambientali suggestivi come in “Silence” o in “Strange Intimacy” proiettandosi verso l’EDM, disincagliando la band dagli stereotipi formali del “pop” e delle sue durate. |
Tom Smith: voce, chitarra, pianoforte, sintetizzatori Russell Leetch: basso, chitarra acustica, sintetizzatori, voci Edward Lay: batteria Justin Lockey: chitarra, sintetizzatori Elliott Williams: chitarra, pianoforte, sintetizzatori, voci Benjamin John Power: tastiere, sintetizzatori, elettronica Anno: 2022
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