Milano, 29 Novembre 2015 - Alcatraz
Lo si capiva fin dai primi comunicati di Live Nation che l'unica data italiana dei Whitesnake avrebbe fatto parlare a lungo della band. Ci sono soltanto tre persone che potrebbero fare una cosa del genere e oggi sono tutte fuori dalla band: Ritchie Blackmore, Glenn Hughes e, ovviamente, David Coverdale. E' con questa premessa logica che coloro che scrivono questa recensione si sono recati a vedere i Whitesnake dal vivo. Se il lettore dissentisse da quanto appena letto, che cambi pagina, per cortesia: questa recensione proprio non fa per lui.
Ad aprire la serata ci sono i Dead Daisies, ottimo super-gruppo che annovera tra le sue fila membri di diverse incarnazioni dei Guns’n’Roses (Richard Fortus e Dizzy Reed), il carismatico singer John Corabi (lo ricordiamo nei Motley Crue, nel loro album migliore, l'omonimo del 1994) e, ironia della sorte, proprio alcuni ex membri dei Whitesnake (Marco Mendoza e Brian Tichy, rispettivamente bassista dal 1997 al 2004 e batterista dal 2010 al 2013). Il sound proposto è un hard rock estremamente energico, complice anche una sezione ritmica assai dinamica e la voce roca e graffiante di un Corabi in gran forma, sebbene irriconoscibile fisicamente. Brani originali vengono frapposti a cover di pregio quali “Hush”, “Evil Is Going On” (rivisitazione hard rock di un blues di Willie Dixon portato al successo da Howlin’ Wolf) e “Helter Skelter” dei Beatles, tenuta in serbo per un finale esplosivo. La prova ha convinto e bisogna dare merito a Mr. Coverdale di aver scelto una band che altri gruppi famosi farebbero fatica ad avere come spalla, per l'ormai noto timore vissuto storicamente da qualsiasi headliner di vedersi impietosamente strappata la scena.
Scontata ma gradita, l’apertura del concerto è affidata a “Burn”. Tornando a "Burn", Reb Beach regala al pubblico un assolo virtuoso ma dai modi comunque misurati mentre il nuovo entrato Joel Hoekstra si lancia in un tapping certamente inadeguato e, a parere di chi scrive, fortemente irrispettoso di chi lo compose all'epoca. Si tratta dell'unico passo falso dell'intera serata.“Bad Boys” (un altro dei brani che spesso funge da opener) è qui proposto come seconda canzone: il ritornello irresistibilmente orecchiabile, su un substrato pesantemente hard, fa decollare definitivamente il concerto. Brani tipici del repertorio live dei Whitesnake, come “Love Ain’t No Stranger” e "Give me All Your Love Tonight” si alternano a perle estratte dai quei tre album dei Purple con la doppia voce: “You Keep On Moving” (dedicata agli scomparsi Tommy Bolin e John Lord), “The Gypsy”, “You Fool No One” e la sempre accattivante “Mistreated”. Per quanto il modo di cantare sia cambiato nel corso degli anni, non necessariamente in pejus, in quest'ultimo brano Coverdale dimostra di avere ancora molte frecce nel suo arco, giocando di maestria, interpretazione e pathos. Ai Whitesnake non resta che sparare tutte le cartucce rimaste nel caricatore: in sequenza vengono eseguite “Is This Love”, “Fool For Your Loving” e “Here I Go Again” (come di consueto, ispirata alla versione più recente, piuttosto che a quella contenuta in “Saints and Sinners”). Un unico encore, “Still Of The Night”, è il degno finale di un concerto ad alto livello che ha certamente soddisfatto anche i più scettici: a coloro che hanno criticato la scelta del cantante di essere supportato da ben quattro coristi (tutti tranne il batterista) rispondiamo che quando non rimanevano senza protagonista, i loro microfoni si limitavano spesso ospitate di fondo, lontane dalla cristallina ugola di Hughes. Il singer ha così lanciato un messaggio: "Me ne fotto di quello che pensate: rivisito quei brani con nuovi arrangiamenti, senza la necessità di un supporto vocale quale Glenn Hughes". E' anche un tipo che sa cavarsela dagli impicci con eleganza e ironia: quando la folla tributa Michele Luppi, pronunciando a gran voce il suo nome, Coverdale sgrana gli occhi simulando incredulità per poi asserire sornione: "Oh Yes, we have a fuckin' italian in the band" strappando appassionati e ripetuti consensi.
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Whitesnake: The Dead Daisies Data: 29/11/2015 Setlist Whitesnake: Setlist The Dead Daisies:
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