Testi inutili (le tematiche sono sempre le solite: sesso, integrità rock, moto e ribellione giovanile), melodie antemiche che già 20 anni fa erano passate di moda (spazzate via dal grunge e dall'alternative rock), eppure "irresistibili".
Questi sono i Bullet, 5 defender guidati da un sovrappeso singer che sembra essere il figlio illegittimo di Udo Dirkschneider giunti con questo Highway Pirates al loro terzo disco in studio. La formula, per fortuna, è sempre la stessa: riff di chitarra hard rock ripresi dai migliori AC/DC e refrain selvaggi pieno di acuti alla Judas Priest, per un tripudio antemico prodotto in maniera ineccepibile ed eseguito con cuore e potenza. Tutti i brani sembrano essere studiati per avere la loro perfetta dimensione in sede live: i ritornelli sono cosi semplici che si stampano in testa sin dal primo ascolto e brani come l'opener "Highway Pirates", "Stay Wild" e "Citylights" sono ben calibrati (e suonati) per accontentare anche i più intransigenti tra i metallari old school. Di certo, chi non ha mai sopportato questo modo di suonare (e certi stereotipi estetici) diretto e semplice, continuerà a storcere il naso sull'utilità dell'ennesima band revival metal venuta fuori negli ultimi 10 anni, ma il punto di forza di queste 10 canzoni sta proprio nell'immediatezza e nella potenza dell'impianto chitarristico, compatto e inossidabile, pronto ad essere piazzato sul vostro stereo a volumi impossibili, mentre si fa air guitar. Tutto sommato lineare e senza cedimenti di sorta, Highway Pirates dimostra come si possa suonare un certo tipo di rock artigianale senza stare dietro alle mode del momento ed essere coerenti, difficile chiedere di più ad una band come i Bullet. 68/100
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Hell Hofer: Voce Anno: 2011 Sul web: |