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Cherry Five
Il Pozzo dei Giganti

La storia dei Cherry Five è ormai nota: cellulala iniziale da cui sorsero i Goblin, nacquero come Oliver per mano di Claudio Simonetti e Massimo Morante, entambi decisi a dare vita ad un gruppo sinceramente ispirato alla scena anglosassone progressiva di inizio anni '70.

Ed infatti, i due si recarono anche in Inghilterra, alla fine del 1973, alla ricerca di un singer, poi individuato in Clive "Artman" Haynes (noto anche come Clive Heinz, come si faceva chiamare in quel periodo). La line up fu successivamente completata dal bassista Fabio Pignatelli e dal batterista Carlo Bordini (il secondo vantava esperienze nel duo Rustichelli & Bordini).
Registrate alcune tracce, lo straniero venne poi sostituito dall'italiano Tony Tartarini (noto anche come Toni Gionta, già ne L'Uovo di Colombo) con il quale fu effettivamente inciso nel 1974 quello che sarebbe passato alla storia come l'unico album della band, con musiche e testi interamente composti da Simonetti e Morante.
Lo stesso anno, tuttavia, dopo il cambio del nome del gruppo in Goblin, il disco venne accantonato giacché Bordini rifiutò di firmare il contratto con la Cinevox ipotizzando pregiudizi per la sua carriera di sessionman. Gli altri andarono avanti con un nuovo batterista, escludendo lui e Tartarini, registrando poi Profondo Rosso.
Rimasto nel cassetto, l'album fu pubblicato soltanto nel gennaio del 1976, curiosamente con un nuovo nome, Cherry Five. In copertina, la line up vedeva i soli Tartarini e Bordini come membri ufficiali, mentre Morante e Simonetti erano citati soltanto quali compositori e Pignatelli addirittura del tutto ignorato: era chiaro che questi ultimi, impegnati con i Goblin, ormai divenuti famosissimi grazie al successo planetario del citato Profondo Rosso, non avevano alcun interesse nel 1976 ad apparire tra le fila di una formazione così palesemente ispirata al rock sinfonico di chiara derivazione elpiana e yessiana.
A distanza di quarant'anni, Carlo Bordini sodalizza con Gianluca De Rossi, tastierista dei Taproban, per dare vita alla rivisitazione di “Opera prima” (lavoro del 1973 a firma dei citati Rustichelli & Bordini). L'osmosi del duo è talmente riuscita che le energie vengono convogliate nella resuscitazione dei Cherry Five: ricontattato lo storico vocalist Tony Tartarini, interessati il poliedrico chitarrista Ludovico Piccinini (già nei Prophilax) e il contrabbassista jazz Pino Sallusti (noto per aver dato vita al gruppo che porta il suo nome e la militanza nel Quartet di Pasquale Innarella), il quintetto arricchisce oggi il variegato scenario progressivo nazionale con un capitolo secondo intitolato “Il pozzo dei giganti” che appare oltremodo credibile.
I testi ispirati alla Divina Commedia di Dante descrivono lo scenario tematico perfetto per una band che sceglie con ostinata ma apprezzatissima convinzione, di continuare una tradizione progressiva che richiama i cavalli di battaglia inglesi - e italiani, quantomeno in un brano - dei primi seventies, volutamente non imbastardita da inutili ammodernamenti stilistici, sempre fortemente ispirata. Strutturata su tre lunghe suite, l'opera spazia dal prog di chiara ispirazione nazionale ("Dentro la Cerchia Antica"), devoto in particolare alla prima efficacissima PFM e sublimato da interessanti e riusciti innesti di matrice popolare medioevale, al pregevolissimo sinfonismo tipico del primo album, qui catapultato nei 25 minuti del brano che fornisce il titolo all'opera tutta, senza dubbio una delle massime espressioni del prog nazionale, odierno e passato.
Soltanto un paio di eccezioni - "Il Tempo Del Destino" e "Un Mondo Tra Noi Due", rispettivamente secondo e quarto movimento della suite "Manfredi", certamente pregevoli ma troppo pop oriented, francamente poco in linea con la proposta generale che caratterizza l'intero lavoro - non intaccano la validità di una fatica discografica che risulta estremamente convincente, capace, come è, di presentare musicalità che rappresentano una genuina espressione di talenti esecutivi e compositivi eteregenoei, magnificamente convogliati in un unicum espressivo di raro substrato artistico che sembra misteriosamente ed incredibilmente catalputato dai mai dimenticati anni '70.


Tony Tartarini: voce
Carlo Bordini: batteria e percussioni
Pino Sallusti: basso elettrico ed acustico
Ludovico Piccinini: chitarre
Gianluca De Rossi: Hammond C3, Mellotron M400, Honer Clavinet D6, Fender Rhodes MK II, Yamaha CP 330, Roland JX8P

Anno: 2015
Label: Black Widow
Genere: Progressive Rock

Tracklist:
01. Il Pozzo dei Giganti - Inferno XXXI
02. Manfredi - Purgatorio III
a) La forza del guerriero
b) Il tempo del destino
c) Terra rossa
d) Un mondo tra noi due
03. Dentro la Cerchia Antica - Paradiso XVI

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