Se il Gazpacho, nell'arte culinaria è un piatto spagnolo, nel mondo musicale i Gazpacho sono una band norvegese attiva oramai dal lontano 1996, anche se il loro primo lavoro “Bravo” risale al 2003.
La band di Oslo è etichettata come una prog band, ma il loro sound si distacca sia dal progressive classico che da quello più tecnico, il loro prog è particolare, sospeso tra sonorità malinconiche, anche dark ed oscure, ma il tutto è arricchito da una certa raffinatezza, da una classe molto particolare. Con Demon prendono la strada del concept e la musica prende una strada ancor più difficile, ma non nella costruzione dei brani, in quanto non ci sono particolari partiture strumentali difficili ed articolate, ma assumono colori anche folk, vellutati ed anche una ricchezza di colori che si riflettono nel loro sound troppo spesso oscuro. Ma prima della musica ci sono i testi, che insieme raccontano una storia. La storia narra di una conversazione tra Thomas, personaggio di fantasia e suo padre, il quale gli racconta di un suo viaggio di affari a Praga negli anni settanta e va a trovare la famiglia. Nella vecchia casa, recentemente rinnovata a causa di un incendio, trova un vecchio manoscritto e Demon ne è una bellissima colonna sonora. “I've Been Walking (Part 1)”, inizia lento e malinconico, con la particolare voce di Jan-Henrik Ohme, il brano poi cresce tra momenti sinfonici ed altri acustici e non mancano chitarre più aggressive, poi cori quasi ambient, archi, una carezza vellutata che ci fa chiudere gli occhi e viaggiare anche in mondi lontani e nella seconda parte anche momenti di folklore indiano ed un sound che alterna parti lente ed altre più vivaci, anche se l'oscurità è sempre in agguato e verso il finale un triste suono di violino porta verso il tramontare di un brano, anzi di una piccola suite di rara bellezza. Un prog più moderno in quello che è il brano più breve dell'album, “The Wizard Of Altai Mountain”, dove sonorità mediorientali e mediterranee si fondono per raggiungere momenti di pura classe, dove appare anche il suono di un carillion e nel bel mezzo aria di festa con tanto di fisarmonica, tramburelli ed il folklore sembra spostarsi verso i Paesi dell'Est, una fisarmonica che senza un secondo di pausa ci conduce a “I've Been Walking (Part 2)”, che riprende il tema della prima parte, lo trasforma con momenti pianistici ed una voce femminile, ancora cori e momenti angelici, il brano cresce, si aggiunge un violino, poi si torna indietro ai primi del '900, dove una voce femminile da grammofono, scricchiolii di un 78 giri ed ancora entra una batteria più corposa e le chitarre si fanno sentire di più, ma solo per un momento, in quanto poi il brano rallenta ancora una volta sempre con violini, archi e la bellissima voce di Jan-Henrik Ohme. Dodici minuti di pura arte espressa in musica e nella seconda metà della suite, ancora infinite emozioni, con pianoforte, violino, cori e momenti musicali che sembrano descrivere paesaggi immaginifici. Strani rumori ci portano in quella che è forse la massima epressione, almeno fino ad oggi, della band norvegese, “Death Room”, lunga suite di più di diciotto minuto, dove i Gazpacho si spostano anche verso un sound sperimentale, ma sempre ragionato ed intelligentemente lucido e chiaro, dove non mancano i momenti intimisti e melodici, più vicini stavolta al sound dei Radiohead e del Peter Gabriel meno commerciale e logicamente, dei Marillion era Hogarth. Una suite complicata, oscura ma anche con momenti sinfonici dettati da un violino spesso presente ed a momenti più moderni ed anche elettronici. Ritornano anche le parti folkloristiche con fisarmonica e mandolino ed altre che assumono sonorità drammatiche e teatrali. Nella versione Deluxe c'è anche “The Cage”, bonus track di quasi quattro minuti, sempre ariosa ed intimista e dal finale sinfonico. Ho sempre apprezzato la musica dei Gazpacho, anche se li trovo spesso troppo tristi, ma con Demon, hanno raggiunto l'apice della loro creatività, dove il velo di tristezza che prevale sulla maggior parte dei loro brani, assume qui una forma d'arte, trasformandosi in tasselli di un puzzle difficile, ma forse proprio per questo così bello ed affascinante. Dovete prestare molta attenzione all'ascolto di ogni brano, un giudizio frettoloso non darebbe giustizia al lavoro della band, va ascoltato più volte, per scoprirne tutte le sfumature, le varie trame sonore, in Demon non c'è solo prog, ci sono mille volti di una band che è riuscita a crearsi un proprio mondo, dove la musica diventa pura arte espressa in note. 91/100
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Anno: 2014 |